Gli algerini in piazza per il 42esimo venerdì consecutivo
La distanza tra ciò che chiedono e quello che otterranno è già così vasta che molti algerini hanno deciso di manifestare. In vista del voto per le presidenziali del 12 dicembre, hanno organizzato un picchetto a Parigi davanti al consolato nell'11esimo arrondissement: sollecitano il cambiamento, avranno - dicono - un gattopardesco cambio della guardia. Cambia tutto per non cambiare nulla perché i candidati sono parte integrante dell'establishment. "Non ci sono candidati validi perché provengono tutti dal sistema Bouteflika - dice un manifestante - erano tutti ex primi ministri o ministri e sono ancora oligarchi".
Da Parigi ad Algeri, il voto del 12 dicembre non smorza le tensioni
I politici in corsa alle elezioni presidenziali algerine si sono confrontati nel primo dibattito televisivo della storia del Paese: un appuntamento molto seguito, nonostante le perplessità di chi è chiamato alle urne.
"Non voterò e spero che non ci saranno elezioni - dice un mancato elettore - anche il dibattito, ad esempio, è uno spreco di denaro, tutta questa campagna elettorale lo è".
"Non si sono ancora fatti carico delle richieste popolari - aggiunge un altro - abbiamo detto che devono andarsene tutti. Il vecchio regime deve andarsene in modo che si possano tenere elezioni trasparenti e sane. Nessuno è contrario alle elezioni, ma non a queste condizioni.
La denuncia di Amnesty: in Algeria più repressione durante la campagna elettorale
Il voto non pacifica, dunque: per il 42esimo venerdì consecutivo gli algerini hanno riempito piazze e strade. Amnesty International ha denunciato l’aumento della repressione in campagna elettorale: arresti di massa, dispersione di manifestazioni pacifiche e procedimenti giudiziari nei confronti di numerosi di attivisti.