Attacchi di Parigi, quattro anni dopo: quelle vite spezzate

Esattamente quattro anni fa Parigi venne colpita da una serie di attacchi coordinati, nei quali morirono 130 persone.
Diversi eventi sono in programma per ricordare le vittime del giorno più letale della capitale francese, dalla Seconda Guerra Mondiale. In occasione delle commemorazioni, euronews ha parlato con una sopravvissuta, per cercare di capire com'è la vita di coloro che ancora lottano per superare il trauma.
"Sembra siano passati solo quattro giorni, quattro ore, forse quattro settimane", ci dice Sandrine Martins. "Di certo non quattro anni".
Per Sandrine Martins, il tempo ha un significato diverso ora, in particolare quando si cerca di superare l'insormontabile.
Il 13 novembre del 2015 Sandrine era al Bataclan, dove 90 persone morirono sotto i colpi dei fucili d'assalto dei terroristi, durante un concerto rock. Quella notte bar, ristoranti e addirittura lo stadio vennero presi di mira. Le vittime furono 130, centinaia i feriti.
Guillaume Valette è stato riconosciuto da poco come la 131esima vittima. Due anni fa si suicidò per quello che i dottori hanno definito disturbo da stress post-traumatico.
Secondo Sandrine, oltre a soffrire per il trauma, i sopravvissuti si sentono stigmatizzati: "Ogni volta che mi trovo di fronte a qualcuno, mi sento criticata per essere una vittima", spiega la donna. "E' come se mi dicessero: 'Ti è successo qualcosa, ma smettila di usarlo sempre'. Non abbiamo scelta! Dobbiamo conviverci ogni giorno. Ogni giorno".
Il governo francese ha creato un fondo per aiutare i sopravvissuti degli attacchi di Parigi. Sandrine dice che le risorse - e la compassione - stanno però svanendo. "E' come dire a una persona disabile: 'Ti portiamo via la sedia a rotelle, ora devi camminare'. Non sarà in grado di farlo", dichiara la sopravvissuta. "È così che mi sento. Ho l'impressione di essere su quella sedia a rotelle. E che mi sia detto 'Vai avanti, cammina ora'."