Etiopia, il ritorno in patria degli Oromo

Il fronte della liberazione Oromo fa ritorno in Etiopia, accolto nella capitale da una folla oceanica e in festa. E' la fine di un esilio durato 25 anni, da quando il partito di opposizione che rappresenta la più numerosa minoranza etnica del Paese era stato dichiarato gruppo terroristico e messo fuori legge da Addis Abeba.
"In questo mondo esistono la verità e la menzogna, il bene e il male, l'amore e l'odio, la libertà e la schiavitù, in una battaglia continua - ha dichiarato il Presidente del Fronte di Liberazione Oromo, Dawud Ibsa - Ma alla fine trionferanno sempre la verità, il bene, l'amore la libertà e l'uguaglianza".
Il rientro in patria da parte di 1500 ex combattenti Oromo che si erano rifugiati in Eritrea è un passo ulteriore del processo di pace iniziato tra i due Paesi a luglio, dopo un conflitto ventennale. Ahmed Abiy, che da aprile è il primo presidente etiope di etnia oromo, ha avviato una serie di provvedimenti per garantire i diritti civili nel Paese africano.
Il primo passo ufficiale verso la pace era stata la disposizione del governo etiope della liberazione di numerosi oppositori, la fine dello stato di emergenza, riforme economiche e il rispetto della decisione emessa nel 2002 da una commissione territoriale sotto l’egida delle Nazioni Unite, che concedeva all’Eritrea un territorio conteso tra le parti.
A inizio settembre la frontiera tra i due Paesi era stata riaperta. Un valico garantirà all'Etiopia l'accesso al porto di Assab, strategico per un Paese di oltre 80 milioni di abitanti ma privo di affacci sulla costa.