Etiopia-Eritrea, un abbraccio atteso da oltre vent'anni

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Di Euronews
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Il presidente eritreo Isaias Afwerki in visita ad Addis Abeba dopo aver firmato la pace

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È di scena la pace alla Millennium Hall di Addis Abeba, un polo fieristico dove i due ex nemici si sono presentati mano nella mano davanti a migliaia di persone in festa. Dopo oltre vent'anni, la pace firmata nemmeno una settimana fa viene finalmente celebrata e applaudita.

Il presidente eritreo, Isaias Afwerki, è ospite da nemmeno ventiquattr'ore del premier etiope, e già viene salutato da amico: "In considerazione della sinergia storica e culturale del passato - ha detto il primo cittadino eritreo -, siamo andati oltre questo complotto per spargere l'odio e la vendetta tra di noi e siamo determinati a procedere per lo sviluppo, la prosperità e la stabilità sotto tutti gli aspetti".

Il sospetto reciproco è una cosa difficile da cancellare, e ci vorrà tempo perché la pace sia fattiva e concreta. Intanto però anche il Primo Ministro dell'Etiopia, Abiyi Ahmed, parla di sviluppo, ma anche di perdono: "Anche se chi ti aggredisce non ti chiede scusa, l'offeso ha il diritto di perdonare. Non è necessario che ci sia qualcuno che riceve il perdono. Il perdono dà sollievo mentale a chi ha offeso e libera l'anima di chi è stato offeso".

I due Paesi nati nel '91 dalla lotta comune contro Menghistu ebbero una sanguinosa disputa di confine pochi anni dopo, nel giro di un paio d'anni furono decine di migliaia i morti. Poi l'accordo di pace firmato ad Algeri nel 2000 e rimasto lettera morta. E improvvisamente, il 6 giugno scorso, i toni concilianti del neo-eletto Primo Ministro etiope sono stati seguiti appena venti giorni dopo da un incontro tra delegazioni, e altre due settimane dopo dalla firma che ha messo fine allo stato di guerra, e in prospettiva anche alle sanzioni che colpiscono l'Eritrea. Con una prospettiva di stabilità che potrebbe anche avere influenze positive su tutta una regione, tra le più conflittuali dell'Africa, con Sud Sudan, Darfur, Somalia e Libia.

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