'Made in Italy': un progetto già tramontato?

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Di Simona Volta Agenzie:  REUTERS
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Il logo, allo studio del governo, non piacerebbe ad alcune aziende dell'agroalimentare

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Potrebbe essere già tramontato il progetto del governo di Roma di istituire il ‘Made in Italy’ come marchio ufficiale.
Invece di unire tutti contro la falsificazione delle eccellenze italiane che, secondo Federalimentare, sottrae annualmente vendite per circa 60 miliardi di euro, la proposta ha già fatto scoppiare la diatriba su cosa possa essere definito davvero italiano: se il prodotto finito o ogni singolo ingrediente del prodotto stesso. Nel settore alimentare non sembra esserci consenso.
Alla fine dello scorso anno il MiSe, il Ministero dello Sviluppo economico, insieme a Confindustria e alle principali associazioni del mondo produttivo italiano, aveva lanciato l’idea del logo. L’obiettivo era provare a dare vita a un segno distintivo per il Made in Italy sui mercati esteri. L’etichetta, che si rifà all’articolo 60 del codice doganale dell’Unione europea, dovrebbe applicarsi esclusivamente sulle merci esportate al di fuori dell’UE.
Il tavolo con le industrie dell’agroalimentare era stato avviato soltanto a marzo.
In Europa il dossier sull’obbligatorietà dell’indicazione di origine delle merci è ancora fermo al palo, arenato dai tradizionali veti dei Paesi nordici.

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