Komsomolskoye è un villaggio nel mezzo del nulla, o quasi. Ci troviamo in Daghestan, repubblica della Federazione Russa: per territorio e per
Komsomolskoye è un villaggio nel mezzo del nulla, o quasi.
Ci troviamo in Daghestan, repubblica della Federazione Russa: per territorio e per popolazione è il Paese più grande del Caucaso settentrionale.
Ricca di petrolio e gas naturale, la repubblica vive in uno spazio sospeso nel tempo. La sua popolazione è ancora organizzata in tribù.
Rashid è partito per l’Egitto dove voleva studiare il Corano. La famiglia ha saputo in luglio che è morto in Siria, lasciando la moglie e tre figli.
È descritto come un uomo tranquillo, ma negli ultimi tempi era diventato introverso.
Il fratello aveva intuito qualcosa e aveva cercato di parlargli, di ascoltarlo.
Il fratello di Rashid:
Abdulah Magomedov:
“Gli ho detto dove vai, Rashid? Perché lo fai? Perché hai bisogno di questo, fatti una casa, lavora, se vuoi ti trovo io un lavoro. Mi ha risposto: vado perché non mi lasciano vivere in pace qui. Vado in Egitto per fare degli studi. Sapeva che non glielo avrebbero permesso. Ho pensato il peggio. E quindi ho anche chiesto a nostra madre di ritirargli il passaporto”.
I sospetti sono sottoposti a stretta sorveglianza e così anche le loro famiglie.
Il padre di Rashid è stato più volte in carcere, la polizia ha trovato armi in casa sua, che non gli appartenevano.
I giovani che hanno ambizioni vanno a combattere contro Assad.
Una scelta giustificata, qui nella moschea di Kotrova, dove non capiscono il fatto che Mosca sostenga il regime siriano.
Nessuno ha voluto parlare di fronte a una telecamera degli abusi delle forze dell’ordine.
Abusi che spingono i giovani verso la radicalizzazione.
Magomed Magomedov, vice caporedattore di Chernovik:
“Questi gruppi, salafisti, e altri, voglio dire quelli che non si nascondono con le armi, sono soggetti a una pressione continua da parte delle agenzie incaricate di far rispettare la legge”.
L’imam della più grande moschea del Daghestan su questo punto però è stato chiaro: per un buon musulmano, la violenza non può mai giustificare altra violenza.