Principessa delle Asturie: premio a Charpentier e Doudna

Principessa delle Asturie: premio a Charpentier e Doudna
Di Daniela Castelli
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto:Copy to clipboardCopied

Emmanuelle Charpentier, francese, e Jennifer Doudna, americana, hanno vinto il premio Principessa delle Asturie consegnato giovedí ad Oviedo, in

PUBBLICITÀ

Emmanuelle Charpentier, francese, e Jennifer Doudna, americana, hanno vinto il premio Principessa delle Asturie consegnato giovedí ad Oviedo, in Spagna pe rla categoria Ricerca Scientifica e Tecnica.

La giuria, in questa trentacinquesima edizione era presieduta dal fisico spagnolo, Pedro Miguel Echenique Landiribar: “Entrambe le ricercatrici hanno studiato il modo in cui certi batteri si difendono dai virus che li infetta, distruggendo il suo DNA, riconoscendo alcune caratteristiche specifiche. Questa metodologia permette di cancellare, attivare, disattivare e anche correggere qualsiasi gene, dando luogo a diverse applicazioni sia nella ricerca di base che in agricoltura, allevamento e biomedicina.”

Emmanuelle Charpentier, 49 anni, ha scoperto il meccanismo che consente di intervenire chirugicamente sul DNA. Titolare della cattedra presso la Alexandre von Humboldt Foundation, insegna in tre istituti: Umea, Hanovre e Brunswick2.

Jennifer Doudna, professoressa di Biochimica e Biologia alla University of California di Berkeley ha dedicato tutta la sua vita alla ricerca per rivelare i segreti del DNA.

La tecnica CRISPR (clustered regularly interspaced short palindromic repeats) è in grado di alterare i genomi di intere popolazioni, intervenendo tramite un polimero organico: il sistema sostituisce la sequenza di DNA difettosa con una versione sana.

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Perù: concluso il caso delle mummie aliene, costruite con colla, pelle e ossa umane e di animali

"Calixcoca": dal Brasile arriva il primo vaccino contro la dipendenza da cocaina e crack

Nuovo studio su deficit di attenzione e iperattività (ADHD): possibile maggiore rischio di demenza