Un nuovo studio rivela grandi disparità nei costi dei farmaci essenziali: i Paesi più ricchi, pur pagando prezzi di listino più alti, sostengono un onere economico inferiore una volta calcolato il potere d’acquisto locale
Un recente studio pubblicato su JAMA Health Forum ha evidenziato una sorprendente contraddizione nel mercato globale dei farmaci: sebbene i Paesi ad alto reddito spesso affrontino prezzi di listino più elevati per i medicinali, grazie al loro potere d’acquisto riescono a ottenere un costo effettivo tra i più bassi al mondo.
L’analisi ha preso in esame 549 farmaci essenziali – inclusi quelli da banco, antibiotici, anestetici e trattamenti per la salute mentale – in 72 mercati, confrontandone la reperibilità e il prezzo. Emerge una forbice significativa tra nazioni ricche e povere: nei Paesi meno sviluppati, nonostante i prezzi di listino inferiori, l’onere finanziario grava molto di più sui cittadini. In alcune aree dell’Africa e del Sud-est asiatico, comprare questi farmaci può costare a una persona a basso reddito una o più settimane di salario.
La comparazione di prezzi e dati
Paradossalmente, mentre l’Europa ha speso circa 1,74 miliardi di euro per questi medicinali – con una media di 167 euro pro capite – alcune zone del Sud-est asiatico registrano una spesa media di appena 6 euro a persona. Per rendere i dati più comparabili, i ricercatori hanno scelto la Germania come riferimento e corretto i prezzi secondo il potere d’acquisto locale. In base a questo calcolo, in Libano i prezzi risultano circa un quinto rispetto alla Germania, mentre in Argentina si rivelano quasi sei volte superiori. In Pakistan i prezzi sono sostanzialmente allineati a quelli tedeschi, ma negli Stati Uniti si attestano a circa tre volte di più.
Una disparità evidente tra aree del mondo
La disparità è ancora più evidente considerando alcuni farmaci a uso frequente: in India, un lavoratore al salario minimo dovrebbe lavorare per quasi dieci giorni per potersi permettere una dose mensile di tenofovir disoproxil, usato per l’epatite B e la prevenzione dell’Hiv/Aids; lo stesso soggetto dovrebbe impiegare quasi sei settimane per acquistare un ciclo mensile di paclitaxel, un farmaco chemioterapico. Questi dati dimostrano che, paradossalmente, sono i Paesi poveri a sostenere un peso relativo maggiore, nonostante i prezzi nominalmente più bassi.
Lo studio getta luce su una questione chiave per la salute globale: non basta guardare al prezzo di listino per valutare l’accesso ai farmaci. Sono il potere d’acquisto, la disponibilità, i sistemi sanitari e le politiche pubbliche che determinano la reale sostenibilità del loro accesso.