Diverse case farmaceutiche hanno sospeso i propri investimenti nel Regno Unito perché il mercato rende troppo poco e i prezzi dei farmaci sono "troppo bassi". Ma c'entrano anche i dazi di Trump
Molte aziende farmaceutiche hanno sospeso i propri investimenti nel Regno Unito nelle scorse settimane, affermando che il Paese è poco competitivo per la vendita dei farmaci.
L'amministratore delegato di Eli Lilly, Dave Ricks, ha dichiarato la settimana scorsa al Financial Times che il Paese è "probabilmente il peggiore in Europa" per quanto riguarda i prezzi dei farmaci.
AstraZeneca ha annunciato a inizio settembre di voler sospendere un progetto di espansione del suo centro di ricerca a Cambridge del valore di 200 milioni di sterline (circa 229 milioni di euro), dopo aver già cancellato un progetto per un vaccino a Liverpool quest’anno.
Sempre a settembre, Merck (nota come MSD in Europa) ha dichiarato che eliminerà i progetti di ricerca a Londra per trasferirli principalmente negli Stati Uniti. Sulla stessa linea, Eli Lilly ha sospeso il progetto del London Gateway Lab, parte di un investimento di 279 milioni di sterline (circa 319 milioni di euro).
“Abbiamo una lunga e orgogliosa storia di ricerca e produzione di farmaci in questo Paese,” ha dichiarato Richard Torbett, Ceo dell’Abpi, l’associazione che rappresenta le grandi aziende farmaceutiche nel Regno Unito.
“Per questo esortiamo il governo... a migliorare il modo in cui questo Paese valorizza e attrae la produzione farmaceutica del futuro,” ha aggiunto.
Il Regno Unito spende meno della maggior parte dei Paesi sviluppati in medicinali, in rapporto al budget sanitario complessivo.
Nell’ultimo decennio, la spesa farmaceutica del Paese è scesa dal 15 per cento al 9 per cento del budget sanitario, mentre il resto del mondo sviluppato destina tra il 14 per cento e il 20 per cento dei propri bilanci sanitari ai farmaci.
Una delle ragioni principali di questa discrepanza è il forte ricorso da parte del sistema sanitario britannico (Nhs) ai farmaci generici, cioè copie prodotte dopo la scadenza dei brevetti, che mantengono i costi bassi.
Nel fissare i prezzi, un organismo chiamato Nice (National Institute of Health and Care Excellence) valuta l'efficacia clinica e i costi di un prodotto. Anche se un farmaco risulta più efficace rispetto alle alternative, potrebbe non essere raccomandato perché troppo costoso, un fattore che le aziende farmaceutiche considerano quando fissano i prezzi dei prodotti.
Un altro meccanismo chiamato Vpag (Voluntary Scheme for Branded Medicines Pricing, Access and Growth) impone un tetto alla spesa del sistema sanitario per i farmaci di marca. Per evitare sforamenti, le aziende farmaceutiche devono restituire una parte dei ricavi al sistema sanitario nazionale, ma queste affermano che il livello attuale dei rimborsi non è sostenibile.
I dazi di Trump sull'industria farmaceutica
"Il tempismo delle ultime decisioni sembra indicare che la pressione dell'amministrazione Trump negli Stati Uniti... sia un fattore molto importante", ha dichiarato a Euronews Huseyin Naci, direttore del Pharmaceutical Policy Lab della London School of Economics.
Washington ha infatti annunciato dazi del 100 per cento sulle importazioni di farmaci di marca o brevettati a partire da ottobre.
L'imposta non si applicherà alle società farmaceutiche che stanno costruendo un impianto di produzione negli Stati Uniti. Ciò significa che i dazi colpiranno soprattutto le medie e piccole aziende.
Trump aveva già ordinato alle aziende di rispettare la cosiddetta “most favoured nation policy”. Questa impone alle società di allineare i prezzi a quelli più bassi praticati in altri Paesi ricchi, una politica che potrebbe avere ricadute significative in Europa.
Gli Stati Uniti pagano i farmaci da prescrizione più di qualsiasi altro Paese, spesso quasi il triplo rispetto agli altri Paesi sviluppati.
Il mercato statunitense offre circa il 70 per cento dei profitti delle industrie farmaceutiche e copre da solo metà delle vendite mondiali.
Priorità di spesa concorrenti
Nelle negoziazioni sui prezzi con le aziende farmaceutiche, il governo britannico deve anche tenere conto di altre priorità di bilancio, ha affermato Irene Papanicolas, direttrice del Center for Health System Sustainability presso la Brown University School of Public Health.
“È importante considerare l’industria farmaceutica come una parte del sistema sanitario,” ha detto. “Se aumenta il budget per i farmaci, significa che c’è meno denaro da spendere in altri settori, e le risorse sono già molto limitate.”
Papanicolas sostiene che l’impatto del ritiro di Big Pharma sarà principalmente economico. “Se le aziende farmaceutiche smettono di produrre nel Regno Unito, non significa che non lanceranno i loro prodotti qui,” ha detto. “L’impatto maggiore sarà sull’economia e sull’occupazione”.
Beth Woods, ricercatrice senior dell’Università di York, ha dichiarato a Euronews che aumentare i prezzi dei farmaci non è il modo più efficiente di utilizzare il budget sanitario.
“Otteniamo meno valore dalla spesa farmaceutica rispetto ad altre voci di spesa del sistema sanitario”, ha spiegato. “Anche tenendo conto dei possibili effetti sull’innovazione, serve comunque una regolamentazione più rigorosa dei prezzi”.
Incentivare le aziende a rimanere nel Regno Unito
Se da un lato le case farmaceutiche sostengono che i prezzi competitivi siano un mezzo fondamentale per mantenere gli investimenti nel Regno Unito, dall'altro gli esperti affermano che il governo ha a disposizione anche altri strumenti.
"I prezzi non sono il modo migliore per incentivare le aziende a investire", ha dichiarato Huseyin Naci.
"I fattori che attraggono gli investimenti privati sono gli incentivi fiscali, i finanziamenti pubblici, la forza lavoro qualificata, così come le infrastrutture, le partnership tra settore pubblico e privato, e un forte settore accademico".
Tuttavia, che si tratti di prezzi dei farmaci o di altre politiche industriali, molti concordano sul fatto che il Regno Unito debba fare di più per rafforzare la propria competitività, soprattutto mentre crescono le pressioni provenienti dagli Stati Uniti.