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Lotta alla violenza sulle donne: l'Ue insiste, in Italia scontro su modifica legge su consenso

Proteste contro violenza sulle donne, Roma 25/11/2017
Proteste contro violenza sulle donne, Roma 25/11/2017 Diritti d'autore  Gregorio Borgia/Copyright 2017 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Gregorio Borgia/Copyright 2017 The AP. All rights reserved.
Di Ilaria Cicinelli
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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In Italia scoppia lo scontro tra maggioranza e opposizioni sul ddl stupro dopo il rinvio della votazione al Senato, prevista per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne

"La violenza di genere è inaccettabile" ma una donna su tre l'ha subita. In una nota congiunta, la vice presidente della Commissione Ue Roxana Mînzatu, la commissaria per la parità Hadja Lahbib e l'Alta rappresentante per gli Affari esteri dell'Ue Kaja Kallas hanno voluto ribadire nei giorni scorsi l'impegno dell'Unione europea "a porre fine a ogni forma di violenza contro le donne" e a "garantire che ogni persona possa vivere libera dalla paura e dal dolore".

Se l'Ue è al lavoro per istituire un quadro completo per combattere la violenza di genere, a partire anche dalle aggressioni online, in Italia il dibattito sul disegno di legge che introduce il concetto di consenso libero e attuale si è trasformato in uno scontro politico tra governo e opposizioni.

Il dibattito sul ddl consenso in Italia, dall'unanimità allo scontro

Prima di febbraio 2026 la legge che introduce il concetto di consenso non sarà votata dal Senato. Lo ha dichiarato mercoledì la presidente della Commissione giustizia Giulia Bongiorno, in un'intervista al Corriere della Sera, spiegando che "in commissione la legge sarà pronta a gennaio".

Frutto di un accordo tra la segretaria del Partito democratico Elly Schlein e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e votato all'unanimità dalla Camera appena una settimana fa, il disegno di legge avrebbe dovuto ricevere martedì l'approvazione del Senato.

Ma la Lega ha chiesto nuove audizioni e un riesame del testo, in particolare del comma che regola i casi di "minore gravità", chiedendo di chiarire i dubbi su questo concetto. Una richiesta a cui si sono accordati anche Forza Italia e Fratelli d'Italia e che ha fatto saltare la votazione.

La mossa ha fatto infuriare le opposizioni, che hanno accusato i partiti al governo di voler affossare il ddl, appena un giorno dopo le elezioni regionali, vinte in Campania e Puglia dal centrosinistra e in Veneto dal centrodestra.

Un'altra questione dibattuta, non solo dai partiti, è la combinazione del concetto di consenso e l'ampia categoria di "atti sessuali". Sul fronte giuridico il penalista Enrico Amati avverte che il pericolo è di ribaltare l’onere della prova sull’imputato, rischio citato dalla ministra per le Pari opportunità Eugenia Roccella. Secondo il presidente del Tribunale di Milano Fabio Roia, che da decenni si occupa di violenza di genere non è invece "assolutamente vero che introdurre il concetto di consenso libero costituisca un'inversione dell'onere della prova".

Opposizioni chiedono a maggioranza di far rispettare accordo su ddl consenso

"È vero che c'era un accordo tra Schlein e Meloni, ma non nel dettaglio, del singolo comma, o che la norma dovesse passare il 25. Escludo categoricamente di parlare di ritardi e di rinvii", ha dichiarato Bongiorno.

"Non è qualcosa che posso decidere io, è una legge di iniziativa parlamentare, non governativa", si è difesa Meloni, citata dal Corriere. Per la premier la legge "va fatta per bene, non di corsa o peggio solo perché ci sarebbe sotto un inesistente scambio, che mai ho fatto in politica".

Non è dello stesso parere la segretaria del Pd. "Ho sentito Giorgia Meloni e le ho chiesto di far rispettare gli accordi”, aveva dichiarato Schlein a poche ore dal rinvio della votazione, prevista per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Il testo era stato "approvato all'unanimità meno di una settimana fa. Ora sarebbe grave se, sulla pelle delle donne, si facessero rese dei conti post elettorali all'interno della maggioranza. Auspico Meloni faccia rispettare gli accordi", ha sottolineato Schlein. Più dura, invece, la reazione della capogruppo di Italia viva alla Camera Maria Elena Boschi, che accusa la maggioranza di aver fatto dietro-front, "non ci fidiamo più".

Le norme per la tutela delle donne in Europa e nel mondo

Mentre in Italia è stato introdotto il reato di femminicidio e si discute sul ddl consenso, altri Paesi europei hanno già introdotto normative specifiche per tutelare le donne da abusi verbali e fisici e dalla violenza sessuale.

In Francia, dopo il clamore mediatico suscitato dal caso di Gisèle Pelicot, drogata dal marito che l'ha fatta abusare sessualmente per anni da decine di uomini mentre era incosciente, a fine ottobre la nozione di consenso è stata inserita dal Senato come elemento chiave nella definizione penale di stupro.

Altri Paesi come Spagna, Svezia, Paesi Bassi, Canada e Norvegia hanno da tempo introdotto il concetto di consenso per proteggere meglio le vittime di abusi sessuali.

Nella nota di Kallas, Mînzatu e Lahbib le tre funzionarie dell'Ue hanno sottolineato che nella loro "Tabella di marcia per i diritti delle donne" hanno posto "la 'Libertà dalla violenza di genere' come primo principio e porteremo questa priorità nella prossima Strategia per la parità di genere 2026-2030".

Nel febbraio 2024 ha fatto discutere la rimozione del "consenso" dalla definizione di stupro contenuta nella prima legislazione europea contro la violenza sulle donne. La prima bozza della direttiva della Commissione presentata nel 2022 definiva lo stupro come "sesso non consensuale" ma l'iniziativa si è arenata dopo che diversi Stati dell'Ue, tra cui Francia e Germania, si sono opposti.

A livello internazionale, il Consiglio d'Europa ha approvato nell'aprile 2011 la Convenzione di Instanbul, firmata da 45 Paesi e ratificata dall'Ue a giugno 2023, allo scopo di prevenire e lottare contro la violenza sulle donne, definendola una violazione dei diritti umani e come una forma di discriminazione. Il testo ha stabilito una serie di delitti contro le donne - come stalking, violenza sessuale e fisica, matrimonio e aborto forzati ecc.. - raccomandando ai Paesi firmatari di includerli nel loro quadro penale.

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