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Italia, dazi: “Trump mette in discussione modello europeo, è un mondo nuovo e l’Europa deve capirlo"

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Di Giorgia Orlandi
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Ci si interroga ancora sulle reali intenzioni del Presidente Usa e su quale sia la reazione dei settori dell’economia colpiti dalle nuove misure

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Mentre l’Unione Europea, dopo la riunione di lunedì dei ministri del commercio, sembra essersi ricompattata sui dazi Usa, si valuta ancora quali siano le reali intenzioni del presidente Usa, Donald Trump, e su quale sia il danno per i settori dell’economia più colpiti dalle nuove misure.

Abbiamo analizzato la situazione con Marco Simoni, Direttore del Luiss Policy, Industry, Europe (Pie) e con il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani.

La strategia di Trump

"Quanto accaduto mostra che la strategia iniziale Usa non era un fuoco di artificio destinato a esaurirsi, ma parte del mondo in cui siamo", spiega Simoni, "bisogna leggere esplicitamente la lettera di Trump, perché dice chiaramente qual è l’obiettivo. Non è il 30 o il 40 per cento di dazi all’Europa: ciò a cui punta Trump sono le barriere non tariffarie, vuole l’apertura totale dei mercati europei".

"Come avviene già per i servizi digitali per cui noi non abbiamo nessun dazio, come Google o Microsoft quando vendono i loro servizi. La stessa cosa gli Stati Uniti la desiderano per altri tipi di prodotti, ad esempio il pollo vietato in Inghilterra e in Europa, o la pubblicità ai farmaci. È il modello europeo a essere messo in discussione da Trump".

L'Ue è sulla buona strada?

Per il momento, l’Unione Europea ha scelto di lasciare sospeso il primo pacchetto di contromisure, varato ad aprile e congelato fino al primo agosto. A breve, invece, dovrebbe arrivare il via libera alla seconda lista di prodotti, il cui valore è sceso da 95 a 72 miliardi di euro. Quanto allo strumento anti-coercizione che Parigi vorrebbe attivare per il Commissario Ue, “ancora c’è tempo”.

"Pensare di risolvere la vicenda con un atteggiamento un po' burocratico, del tipo: allora mettiamo anche noi un dazio, significa non aver compreso la dimensione di questa partita" aggiunge il docente della Luiss.

"Questo porterebbe a un’escalation di tipo commerciale che non è nell’interesse di nessuno. Dovremmo evitare l’escalation ma, allo stesso tempo, introdurre un progetto di medio periodo: sviluppare tecnologie europee, rafforzare i rapporti di libero scambio con mercati come l’America del Sud, l’India, il Sud-est asiatico. Serve una strategia europea. È un nuovo mondo, e l’Europa deve capirlo insieme".

Un nuovo paradigma

"La caratteristica della nuova amministrazione americana è l’imprevedibilità, ed è la cosa che fa più male all’economia" commenta Simoni. "Non dobbiamo stare fermi ad aspettare: in Europa abbiamo grandi aziende, dobbiamo essere superiori e concentrarci su ciò che sappiamo fare. L’Unione Europea fa fatica a lavorare in tempi di tensioni: serve una capacità politica che ancora non c’è".

Secondo gli analisti, i mercati stanno rispondendo a un’instabilità diventata cronica. A guidare le oscillazioni non sono più le decisioni politiche, ma le dinamiche emotive degli investitori, alle prese con un nuovo modello decisionale. "I settori più esposti in Italia sono quelli che esportano di più verso gli Stati Uniti, oltre all’agroalimentare, quello dei macchinari e anche il farmaceutico".

Tajani,“l’incertezza crea grandi difficoltà a chi esporta”

Agroalimentare, lusso, automotive: sono alcuni dei settori più colpiti dai dazi del 30% che Trump vorrebbe imporre sui prodotti europei, e che - se confermati - dovrebbero scattare dal 1° agosto. Secondo le ultime stime, l’Ue nel 2024 ha scambiato con gli Stati Uniti beni e servizi per oltre 1.600 miliardi di euro.

Tutto il comparto dell’industria farmaceutica è tra i più competitivi: con 56 miliardi di valore della produzione soltanto lo scorso anno, è il principale comparto dell’export europeo verso gli Stati Uniti.

Sul tema e in particolare sulla necessità di tutelare gli esportatori, è intervenuto nella giornata di martedì, anche il ministro degli Esteri Tajani che da Washington nel punto stampa dopo l’incontro con il segretario di Stato Usa Marco Rubio ha precisato “Gli americani vogliono accelerare sul negoziato dei dazi, ma anche noi vogliamo accelerare perché l’incertezza crea grandi difficoltà a chi esporta”.

Farmindustria: “Gli Stati Uniti non possono prescindere dall’Europa”

"Gli Stati Uniti acquistano 80 miliardi di farmaci e vaccini dall’Europa, di cui 11 miliardi dall’Italia" dichiara a Euronews Marcello Cattani, Presidente di Farmindustria.

"Non possono prescindere dall’Europa, e quindi mi sento molto fiducioso che i dazi non arrivino in questo ambito. Non vi sono altri paesi in grado di produrre farmaci e vaccini su larga scala con la qualità garantita dall’Europa".

Sulla strategia da seguire in questa fase delicata, Cattani non ha dubbi.

"Serve negoziare, mantenere una posizione responsabile. Quello che sta facendo Trump è un negoziato: l’Europa ha la forza per affrontarlo. Deve fare tre cose", continua il presidente dell'associazione di categoria del settore farmaceutico, "avere una visione strategica, mettere al centro il valore dell’industria e dotarsi di leggi che riconoscano il valore dell’innovazione, della ricerca e dello sviluppo. E infine, una politica di investimenti, incentivi e capitali per generare competitività".

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