L'intesa commerciale annunciata domenica da Ue e Usa è stata accolta positivamente dalla premier italiana e dal governo, che hanno sempre spinto per un accordo con Trump. Critiche dalle associazioni dei produttori per i danni al Made in Italy e dalle opposizioni che parlano di "resa" dell'Ue
L'accordo sui dazi tra Stati Uniti e Unione europea è da giudicare "positivamente", ha detto lunedì Giorgia Meloni dall'Etiopia, dove si trova per il vertice Onu sui Sistemi alimentari.
"Ho sempre pensato e continuo a pensare che un'escalation commerciale tra Europa e Stati Uniti avrebbe avuto conseguenze imprevedibili e potenzialmente devastanti", ha commentato la premier italiana da Addis Abeba, specificando di non conoscere pienamente l'intesa.
"Nei dettagli bisogna ancora andare, c'è ancora da battersi particolarmente su alcuni prodotti agricoli", ha detto Meloni, "ci sono una serie di elementi che mancano, così come non so a che cosa ci si riferisca quando si parla di investimenti e acquisto di gas" dagli Stati Uniti.
I motivi della soddisfazione dell'Italia per l'accordo commerciale con gli Usa
Domenica Ue e Usa hanno annunciato un accordo per un dazio massimo del 15 per cento sull'export verso gli Stati Uniti - che comprendono settori cruciali come auto e farmaceutica ed escludono acciaio e alluminio dove resta la tariffa commerciale del 50 per cento - chiudendo una trattativa commerciale durata mesi.
L'intesa prevede anche l'acquisto europeo di energia dagli Stati Uniti per circa "750 miliardi di dollari", nei prossimi tre anni, ha annunciato il presidente Usa Donald Trump dalla Scozia, dove ha incontrato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.
L'Italia, insieme con la Germania, è stato tra i Paesi europei che più hanno spinto per un compromesso invece di un braccio di ferro con la Casa Bianca. In questo senso il 15 per cento (la metà di quanto minacciato da Trump per il 1° agosto), comprendendo le aliquote già esistenti intorno al 4-5 per cento, si tramuta in un aumento di dieci punti percentuali considerato da Roma "sostenibile".
L'accordo "scongiura il rischio di una guerra commerciale in seno all'Occidente, che avrebbe avuto conseguenze imprevedibili", ha dichiarato in una nota Meloni con i vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini.
Negative le reazioni dell'opposizione e dei produttori in Italia
In Italia, dall'ex premier Matteo Renzi a vari deputati di Partito Democratico e Più Europa si è levato un coro di critiche per la "resa" a Trump, da parte di una Ue "divisa" che ha ceduto "al più sovranista di tutti", promettendo anche 600 miliardi di dollari di ulteriori investimenti.
Viene sottolineato, inoltre, come la competitività del Made in Europe sia stata già colpita dalla debolezza del dollaro nel cambio con l'euro, causata dalla politica economica degli Usa in questo 2025, e di come il surplus nei servizi digitali che gli Usa hanno nei confronti dell'Europa non sia stato preso in considerazione al pari quello europeo in termini di merci fisiche.
"Le organizzazioni delle imprese e degli industria parlano di un danno da 23 miliardi di euro e della perdita di 100mila posti di lavoro per l'Italia", denuncia Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra e co-portavoce di Europa Verde.
Preoccupato in particolare il settore di alcolici, vini e derivati che esporta negli Usa circa 2miliardi di euro di prodotti ogni anno, secondo Federvini, un'associazione di produttori.
Con i dazi al 15 per cento "il danno che stimiamo per le nostre imprese è di circa 317 milioni di euro cumulati nei prossimi 12 mesi", ha dichiarato lunedì il presidente di un'altra associazione, l'Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi, "mentre il danno salirebbe a 460 milioni di euro qualora il dollaro dovesse mantenere l'attuale livello di svalutazione".
Ma l'export di pasta e formaggi, moda e meccanica è altrettanto a rischio, specialmente per la concorrenza di Paesi che hanno negoziato dazi inferiori con gli Stati Uniti di solo il 10 per cento, il dazio base annunciato da Trump lo scorso aprile.
È il caso, per i vini, di Argentina, Cile, Australia e Nuova Zelanda, ha riportato il quotidiano italiano, Domani. Questi settori sperano ora in ulteriori negoziati europei.
"L'accordo è sicuramente migliorativo rispetto all'ipotesi iniziale del 30% che avrebbe causato danni fino a 2,3 miliardi di euro per i consumatori americani e per il Made in Italy agroalimentare. Tuttavia, il nuovo assetto tariffario, deve essere accompagnato da compensazioni europee per le filiere penalizzate", ha commentato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini.
Quali sono state i commenti in Europa all'intesa con Trump sui dazi
Se la Borsa di Milano e quelle europee sembrano avere preso bene la notizia dell'intesa, non c'è altrettanto entusiasmo nella politica continentale.
"Sarà contento chi, a Roma o a Berlino, voleva un'intesa a tutti i costi - prosegue l'eurodeputato - ma questo compromesso", ha dichiarato Sandro Gozi, eurodeputato di Renew Europe e segretario generale del Partito democratico europeo, "lascia scoperti interi settori del Made in Europe, impone costi pesanti alle imprese in cambio di una tregua apparente e premia chi usa la minaccia come leva di negoziato".
Il primo ministro francese, Francois Bayrou, ha criticato duramente l'intesa parlando di un "giorno buio" e una "sottomissione dell'Ue" e come lui il presidente del Rassemblement National, Jordan Bardella.
Sulla stessa linea il primo ministro ungherese, Viktor Orban, secondo cui "Donald Trump si è mangiato Ursula von der Leyen a colazione". Il premier irlandese, Micheál Martin, ha definito invece l'accordo "un costo e una sfida" che "aiuterà a proteggere molti posti di lavoro in Irlanda".