Il Regno Unito blocca i negoziati commerciali con Israele e introduce nuove sanzioni contro gli insediamenti in Cisgiordania, denunciando la crisi umanitaria a Gaza. Starmer: "Sofferenza dei bambini intollerabile"
Il governo britannico ha annunciato la sospensione dei negoziati per l'accordo di libero scambio con Israele e ha imposto nuove sanzioni contro gli insediamenti nei territori occupati della Cisgiordania, aumentando la pressione diplomatica su Tel Aviv in piena crisi umanitaria a Gaza.
Il ministro degli Esteri David Lammy ha specificato che l'accordo commerciale esistente tra Regno Unito e Israele rimane in vigore, ma ha chiarito che "non possiamo continuare a negoziare con un'amministrazione che porta avanti questo tipo di politiche nei territori occupati".
Nel mirino di Londra, in particolare, la crescente violenza dei coloni israeliani in Cisgiordania. "Il governo israeliano ha la responsabilità di fermare queste azioni aggressive", ha detto Lammy, sottolineando come l’inerzia di Tel Aviv "metta in pericolo le comunità palestinesi e comprometta ogni prospettiva di una soluzione a due Stati".
L'annuncio arriva in un momento di crescente dissenso tra le cancellerie occidentali. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha definito "intollerabile" il livello di sofferenza inflitto ai bambini di Gaza, e ha rinnovato l’appello a un cessate il fuoco immediato.
Le dichiarazioni di Starmer fanno seguito a una nota congiunta diffusa lunedì insieme al presidente francese Emmanuel Macron e al primo ministro canadese Mark Carney. I tre leader hanno avvertito Israele che, se non porrà fine all’offensiva militare e non allenterà significativamente le restrizioni agli aiuti umanitari, verranno intraprese "azioni concrete".
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha replicato definendo la posizione dei leader occidentali "un enorme premio per Hamas", rigettando le accuse di uso sproporzionato della forza.
Starmer ha ribadito che "un cessate il fuoco è l’unica strada per garantire la liberazione degli ostaggi e aumentare in modo efficace l’invio di aiuti umanitari", denunciando come "assolutamente inadeguata" la quantità attualmente autorizzata da Israele per l’ingresso a Gaza.
Dopo quasi tre mesi di blocco quasi totale dei rifornimenti, le agenzie di soccorso temono il rischio imminente di carestia. Anche gli Stati Uniti, storicamente alleati di Israele, hanno manifestato crescente preoccupazione per la crisi alimentare in corso.
Lunedì Israele ha consentito l’ingresso di camion con alimenti per bambini e forniture urgenti, ma per le Nazioni Unite si tratta di "una goccia nell’oceano", come ha affermato il capo degli aiuti umanitari Tom Fletcher.
Sul fronte europeo, Macron ha intensificato i suoi sforzi diplomatici, esortando a un cessate il fuoco e paventando una revisione degli accordi Ue con Israele. Il presidente francese ha anche rilanciato l’ipotesi di un riconoscimento dello Stato di Palestina già a partire da giugno, durante la conferenza internazionale congiunta con l’Arabia Saudita.
Con il crescente isolamento internazionale di Israele e le tensioni che dilagano sia in Cisgiordania che nella Striscia di Gaza, la pressione per una soluzione diplomatica torna a farsi sentire con forza. Ma la strada verso un cessate il fuoco e un futuro condiviso resta più incerta che mai.
Nell'Ue forte maggioranza per revisione accordo Ue-Israele
"È chiaro dalla discussione tenuta oggi che c'è una forte maggioranza a favore della revisione dell'articolo due del nostro accordo di associazione con Israele. Quindi avvieremo questo lavoro": lo ha detto il capo della diplomazia Ue, Kaja Kallas, nella conferenza stampa tenuta al termine del Consiglio Affari esteri.
Kallas ha riferito di una "discussione molto, molto intensa" sul Medio Oriente, sottolineando che la "situazione a Gaza è catastrofica" e che "gli aiuti che Israele ha autorizzato a entrare sono i benvenuti, ma sono una goccia nell'oceano".
La discussione sull'accordo di associazione con Israele è stata avviata su richiesta del ministro degli Esteri olandese, Casper Veldkamp, secondo cui il blocco degli aiuti da parte di Israele a Gaza costituisce una violazione dei suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario e, pertanto, dell'accordo Ue-Israele che, nell'articolo due, prevede il rispetto dei diritti umani.