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Gaza: Francia, Regno Unito e Canada chiedono a Israele stop operazioni nella Striscia

Palestinesi sfollati fuggono da Khan Younis, a Gaza, durante l'offensiva militare israeliana in corso nell'area, 19 maggio 2025
Palestinesi sfollati fuggono da Khan Younis, a Gaza, durante l'offensiva militare israeliana in corso nell'area, 19 maggio 2025 Diritti d'autore  AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di Tamsin Paternoster
Pubblicato il
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In una dichiarazione congiunta di lunedì i governi di Francia, Regno Unito e Canada hanno chiesto a Israele "di fermare le sue operazioni militari a Gaza e autorizzare immediatamente l'ingresso di aiuti umanitari"

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Regno Unito, Francia e Canada hanno rilasciato lunedì una dichiarazione congiunta in cui condannano l'espansione dell'offensiva militare israeliana nella Striscia di Gaza.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso che Israele “prenderà il controllo” dell’intera Striscia, in quella che gli alleati hanno definito un’escalation “inaccettabile” del conflitto.

Le condizioni umanitarie a Gaza sono “intollerabili”, hanno affermato i tre governi, chiedendo al premier israeliano di “consentire immediatamente l’ingresso degli aiuti umanitari” nel territorio.

Secondo le Nazioni Unite e diverse Ong, dal 2 marzo non è stato consentito l’ingresso di aiuti nella Striscia, una situazione che le organizzazioni umanitarie hanno duramente criticato.

Il blocco degli aiuti umanitari potrebbe costituire una violazione del diritto internazionale

Domenica, Netanyahu ha dichiarato che Israele avrebbe consentito l’ingresso di una “quantità di cibo di base”, dopo quasi tre mesi di blocco totale.

La decisione è stata contestata da alcuni ministri dell’estrema destra del suo stesso governo, contrari a qualsiasi forma di assistenza all’enclave. In un video diffuso sui social media, Netanyahu ha spiegato che la mossa è stata motivata dalle pressioni esercitate dalla comunità internazionale.

Regno Unito, Francia e Canada hanno definito la misura “del tutto inadeguata” e hanno avvertito che il blocco degli aiuti umanitari potrebbe costituire una violazione del diritto internazionale. “Negare assistenza umanitaria essenziale ai civili è inaccettabile”, si legge nella dichiarazione.

I tre Paesi hanno inoltre minacciato "azioni concrete" se Israele non porrà fine all’offensiva e non riaprirà i valichi per il transito degli aiuti.

La risposta di Netanyahu a Regno Unito, Canada e Francia

In risposta Netanyahu ha ribadito che Israele proseguirà le operazioni militari "fino alla vittoria totale". Ha accusato i leader di Londra, Ottawa e Parigi di "ricompensare l’attacco genocida del 7 ottobre contro Israele” e di “incoraggiare nuove atrocità".

Il premier israeliano ha invitato i leader europei ad adottare la "visione" proposta da Donald Trump per risolvere il conflitto tra Israele e Hamas. Ha anche riconosciuto che persino “i più grandi amici di Israele” hanno espresso preoccupazione per le immagini della crisi alimentare nella Striscia.

Il presidente Usa ha criticato pubblicamente la situazione umanitaria a Gaza durante una recente visita nella regione, che tuttavia non ha incluso una tappa in Israele. Dopo il viaggio di Trump Israele ha lanciato una nuova offensiva di terra all’interno della Striscia.

Secondo il ministero della Sanità di Gaza - che non distingue tra civili e combattenti -centinaia di persone sono state uccise in una nuova ondata di raid aerei nel fine settimana.

"I combattimenti sono intensi e stiamo facendo progressi. Prenderemo il controllo dell’intero territorio della Striscia", ha dichiarato Netanyahu in un video pubblicato sui social lunedì.

La dichiarazione congiunta dei tre alleati ha ribadito il sostegno al cessate il fuoco e alla “soluzione dei due Stati”, con la creazione di uno Stato palestinese accanto a Israele. I tre governi hanno inoltre ribadito la loro opposizione a qualsiasi espansione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, definiti "illegali".

In una lettera separata, pubblicata lunedì, i ministri degli Esteri di Germania, Italia, Giappone e altri 18 Paesi hanno chiesto a Israele di riaprire completamente i canali di consegna degli aiuti umanitari attraverso le Nazioni Unite e le Ong.

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