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Eurozona, economia in stallo ad aprile: i dazi penalizzano soprattutto i servizi

Auto tedesche in un centro logistico di Essen, in Germania, giovedì 27 marzo 2025
Auto tedesche in un centro logistico di Essen, in Germania, giovedì 27 marzo 2025 Diritti d'autore  AP Photo
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Di Piero Cingari
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L'economia dell'Eurozona ristagna ad aprile, con le tensioni commerciali che trascinano il settore dei servizi in fase di contrazione. Gli indici PMI mostrano una tenuta in Germania nel settore manifatturiero, mentre si aggrava la flessione in Francia

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Lo slancio economico dell'Eurozona si è arrestato ad aprile, con le recenti tensioni commerciali che hanno colpito in particolare il settore dei servizi, minando il già fragile ottimismo sul percorso di ripresa del blocco. L'indice composito Pmi, utilizzato dagli investitori per comprendere le valutazioni dei responsabili degli acquisti nelle aziende sul futuro dell'industria manifatturiera dell'Eurozona, è sceso a 50,1 in aprile da 50,9 in marzo, al di sotto delle aspettative (si ipotizzava un 50,3). Il dato si situa dunque appena al di sopra della soglia di 50,0 che indica uno stato positivo del settore privato. Il rischio, insomma, è che ci si avvii verso una fase di stagnazione.

La performance di aprile ha segnato una divergenza tra un settore manifatturiero in lieve ripresa e uno dei servizi che è scivolato in una fase di contrazione. Il PMI dei servizi è sceso da 51 a 49,7, segnando il primo calo in cinque mesi, mentre il PMI manifatturiero è salito a 48,7, superando le previsioni di un calo a 47,5.

I rilevamenti, in generale, hanno registrato un forte deterioramento della fiducia delle imprese in tutta l'area dell'euro, toccando il livello più basso da novembre 2022. Il calo è stato infatti ampio, interessando sia il settore manifatturiero che quello dei servizi, e risulta evidente nella maggior parte delle principali economie dell'eurozona, il che mostra una diffusa sensazione di incertezza, a causa della situazione geopolitica e commerciale.

Le preoccupazioni per i dazi colpiscono i servizi tedeschi, ma il settore manifatturiero per ora resiste

In Germania, il cuore industriale dell'Eurozona, l'attività delle imprese è diminuita dopo tre mesi di espansione. Il PMI composito tedesco è sceso dal 51,3 di marzo al 49,7 di aprile. Anche in questo caso sono i servizi ad aver subito il calo più marcato, con il PMI del settore che è sceso a 48,8 da 50,9, ben al di sotto delle stime, che ipotizzavano un 50,3. I fornitori di servizi hanno citato in particolare le incertezze legate ai dazi doganali e la mancanza di un'adeguata protezione dei consumatori.

"Le preoccupazioni per la guerra commerciale e le prospettive economiche hanno portato a ritardi nel processo decisionale e a una riduzione della spesa", ha dichiarato Cyrus de la Rubia, capo economista della Hamburg Commercial Bank. Ciò nonostante, l'occupazione nel settore privato tedesco è diminuita solo lievemente, e i margini del settore manifatturiero sono migliorati grazie al calo dei prezzi dei fattori produttivi, in particolare dell'energia.

Le imprese manifatturiere hanno inoltre registrato un raro aumento degli ordinativi per le esportazioni e una relativa capacità di aumentare i prezzi di vendita, accennando a un potere di determinazione dei prezzi per la prima volta in quasi un anno. De la Rubia ritiene perciò che il settore manifatturiero "sembra reggere meglio del previsto". Occorrerà verificare sul medio-lungo periodo l'impatto dei dazi, anche se per ora "la maggior parte dei produttori dell'Eurozona non è troppo preoccupata", ha aggiunto De la Rubia. "Hanno aumentato la produzione per il secondo mese consecutivo, anche in modo più robusto rispetto a marzo".

La Francia si trova in difficoltà per l'aggravarsi della crisi

La Francia, invece, fronteggia un quadro più fosco. Il PMI composito è sceso a 47,3 da 48 in aprile, al di sotto delle previsioni di 47,8. Con il settore dei servizi particolarmente penalizzato dalla crisi, con un PMI di 46,8. Ma anche il comparto manifatturiero è risultato debole, benché si sia stabilizzato a 48,2. In particolare, gli ultimi dati hanno evidenziato una marcata debolezza della domanda all'interno dei mercati nazionali.

Jonas Feldhusen, economista junior della Hamburg Commercial Bank, ritiene che il settore privato francese "dovrà affrontare una forte pressione nei prossimi mesi", a causa di un importante deterioramento degli ordinativi e un calo delle aspettative. "Il settore dei servizi rimane in uno stato precario. All'inizio del secondo trimestre, l'attività commerciale si è deteriorata, con un calo delle nuove attività sia nazionali che estere. In risposta, i fornitori di servizi hanno ridotto la loro forza lavoro".

Sebbene la produzione nelle fabbriche francesi sia aumentata, secondo Feldhusen "non è ancora indicativa di una svolta sostenibile". L'incertezza politica e la fragilità fiscale stanno aggravando il problema, ha aggiunto l'analista, sottolineando la "difficile situazione del debito" della Francia e il "costante rischio di caduta del governo".

Le pressioni inflazionistiche si attenuano mentre la BCE vigila con attenzione

I dati PMI di aprile hanno rappresentato un segnale anche per la Banca Centrale Europea, che sta valutando il ritmo dell'allentamento delle politiche monetarie. La pressione sui prezzi sembra essersi allentata, il che dovrebbe garantire in questo senso un margine per nuovi tagli dei tassi.

De la Rubia osserva in questo senso che "l'inflazione sta concedendo alla BCE una sostegno per politiche più espansive", ma ha anche avvertito che l'aumento dei costi del settore dei servizi sta ancora comprimendo i margini. Secondo Feldhusen, l'inflazione potrebbe attenuarsi ulteriormente nei prossimi mesi, soprattutto se la guerra commerciale dovesse far rimanere i beni invenduti sui territori dei Paesi membri.

Non a caso, gli esperti prevedono che la BCE possa imporre altri tre tagli dei tassi quest'anno. In prospettiva, gli economisti vedono dunque un potenziale cuscinetto di espansione fiscale. De la Rubia valuta poi l'impatto positivo dell'aumento delle spese europee per la difesa e dei previsti investimenti tedeschi nelle infrastrutture: "Tutto ciò dovrebbe alla fine avvantaggiare non solo il settore manifatturiero ma anche quello dei servizi, anche se con un po' di ritardo".

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