Herbert Kickl, il leader del partito di estrema destra Fpö incaricato di formare una nuova coalizione in Austria, sostiene apertamente la "remigrazione degli stranieri non invitati"
Herbert Kickl, il 56enne leader del Partito della Libertà (FpÖ), è stato incaricato dal presidente del Paese di tentare di formare un governo di coalizione.
Sebbene Kickl abbia bisogno di settimane per assicurarsi i voti necessari e i negoziati possano fallire da un momento all'altro, le probabilità di riuscita sono aumentate notevolmente dopo che il Partito popolare austriaco (Övp), di centro-destra ha abbandonato la sua linea rossa e si è detto disposto ad avviare negoziati con Fpö. In passato, l'Övp aveva lavorato con Fpö a livello federale, ma con i conservatori saldamente in testa. Ora i ruoli si invertiranno.
Per Kickl e il suo partito, fondato nel 1956 da ex ufficiali nazisti, si tratta di un'occasione epocale. È la possibilità più realistica per l'estrema destra di raggiungere la Cancelleria austriaca per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale.
"Non ho fatto questo passo alla leggera", ha dichiarato il presidente austriaco, Alexander Van der Bellen,* dopo aver affidato l'incarico a Kickl. In precedenza Kickl aveva definito il presidente ottantenne "una mummia" e "senile".
L'insediamento di Kickl a Vienna potrebbe avere implicazioni immediate e di vasta portata per il posto dell'Austria nell'Unione Europea. Il manifesto del suo partito per le elezioni parlamentari del 2024 non fa mistero del suo euroscetticismo, con proposte per rivedere il contributo del Paese al bilancio dell'Ue, per annullare il Green Deal e per mettere in discussione la distribuzione delle competenze, oltre che alle critiche per le sanzioni "irresponsabili" alla Russia.
Ma le proposte sull'immigrazione sono forse le più controverse.
FpÖ propone la "Fortezza Austria", che erigerebbe così tante barriere al diritto d'asilo da renderlo praticamente inaccessibile.
Il diritto verrebbe sospeso finché le domande di asilo in Austria rimarranno "al di sopra della media", i respingimenti alla frontiera verrebbero legalizzati, il ricongiungimento familiare e i sussidi sociali verrebbero gradualmente eliminati e il governo introdurrebbe sanzioni, oltre che contro i trafficanti di esseri umani, anche contro gli esseri umani che vengono trafficati.
In modo più controverso, le autorità perseguirebbero attivamente la "remigrazione degli stranieri non invitati". "Come cancelliere del Popolo, avvierò la remigrazione di tutti coloro che calpestano il nostro diritto all'ospitalità", afferma Kickl nel suo manifesto.
Ma cosa significa esattamente "remigrazione"?
Un sogno identitario
Il concetto di "remigrazione" è strettamente legato alla cospirazione di estrema destra della "Grande Sostituzione", secondo la quale la civiltà occidentale è minacciata da un declino irreversibile a causa del calo del tasso di natalità e dell'arrivo di migranti dal Medio Oriente e dall'Africa settentrionale.
La sezione sulla migrazione del manifesto di FpÖ si apre con il titolo "Omogeinità" per criticare il multiculturalismo e chiede la nascita di una "unità ideale ed emotiva", citando Kickl.
"La popolazione dello Stato viene gradualmente sostituita da un'immigrazione di massa permanente", si legge nel manifesto.
La "remigrazione" mira a invertire questa tendenza conducendo deportazioni forzate di persone con esperienze migratorie. Quindi, i richiedenti asilo, i migranti con permessi di soggiorno a lungo termine, quelli naturalizzati cittadini e, nell'interpretazione più radicale del termine, i loro discendenti nati e cresciuti in Europa.
Si tratta di una strategia organizzata e dall'alto verso il basso per modificare la composizione demografica di un Paese. I critici l'hanno descritta come una forma "soft" di pulizia etnica.
Il concetto è stato a lungo popolare tra le frange identitarie che abbracciano il suprematismo bianco, in quanto punta il dito contro individui non bianchi, ed è stato gradualmente adottato dai partiti di estrema destra con rappresentanza parlamentare, in particolare dopo la crisi migratoria del 2015-2016, che ha trasformato il discorso pubblico sui richiedenti asilo e alimentato una raffica di narrazioni negative.
Tuttavia, a causa della sua natura altamente controversa e delle enormi sfide legate alla conduzione di deportazioni di massa, la "remigrazione" non ha avuto un ruolo di primo piano nel dibattito politico e non è stata compresa dalla popolazione in generale.
Il coperchio è stato sollevato nel gennaio 2024, quando la rivista investigativa Correctiv ha rivelato che i membri del partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) avevano partecipato a una riunione segreta a Potsdam in cui Martin Sellner, leader del Movimento identitario austriaco, aveva presentato un piano di "remigrazione" estremo per effettuare espulsioni di massa in Germania.
Il progetto di Sellner si rivolgeva a tre categorie di persone: richiedenti asilo, non tedeschi con diritto di soggiorno e cittadini tedeschi "non assimilati". Prevedeva la deportazione in uno "Stato modello" in Nord Africa, con spazio per un massimo di due milioni di persone.
Secondo Correctiv, la presentazione di Sellner è stata accolta senza obiezioni da parte dei presenti, che hanno espresso soprattutto preoccupazioni sulla fattibilità del piano.
La rivelazione ha scatenato una furiosa reazione in tutta la Germania e proteste in piazza a cui hanno partecipato decine di migliaia di persone. Anche AfD ha cercato di prendere le distanze dall'incontro, affermando che i membri del partito avevano partecipato a titolo personale.
La rabbia dell'opinione pubblica, tuttavia, non ha relegato la "remigrazione" nell'oblio politico. Fpö, il partito spagnolo Vox e quello francese Reconquête sono tra coloro che promuovono il concetto. AfD si è attenuto a questo concetto, ma con delle precisazioni, in vista delle elezioni del 23 febbraio in Germania.
Negli Stati Uniti, Donald Trump ha usato brevemente il termine durante la sua campagna per le presidenziali del 2024.
Nessuna tolleranza per il rifiuto di integrarsi
Con la guida della cancelleria austriaca, Kickl offrirebbe all'estrema destra europea la migliore possibilità di provare ad attuare la "remigrazione".
La visione di FpÖ sulla "remigrazione" non prevede le espulsioni generalizzate descritte da Sellner a Postdam, ma contiene vari elementi che, se attuati, consentirebbero alle autorità di colpire in modo sistematico le persone di origine migratoria.
Il manifesto propone l'espulsione accelerata dei richiedenti asilo la cui domanda è stata respinta o non è più valida, compresi i "rifugiati economici", e che sono arrivati in Austria attraverso Paesi terzi sicuri. Dato che l'Austria è un Paese senza sbocco sul mare, circondato da nazioni pacifiche e sviluppate, questo significherebbe che ogni persona che attraversa irregolarmente il confine terrestre vedrebbe respinta la propria domanda.
Vienna negherebbe gli aiuti allo sviluppo ai Paesi che rifiutano i rimpatri e istituirebbe un "tribunale rapido" per gestire appelli e petizioni. Inoltre, amplierebbe l'elenco dei reati che possono determinare la revoca dello status di rifugiato e istituirebbe "prigioni extraterritoriali" in cui trasferire i criminali condannati.
FpÖ pone particolare enfasi sull'assimilazione dei migranti alla cultura e ai valori austriaci, promettendo "nessuna tolleranza per il rifiuto di integrarsi". Gli sforzi di assimilazione verrebbero registrati in un "contratto di naturalizzazione", che potrebbe essere violato se il cittadino nato all'estero commette reati, abusa dello stato sociale o mostra "mancanza di rispetto" per il Paese, motivi vaghi che potrebbero dare alle autorità un ampio margine di manovra.
La perdita della cittadinanza potrebbe aprire la strada all'espulsione in una fase successiva.
"Chiunque diventi un criminale in Austria o non rispetti i nostri valori non merita la nostra protezione", afferma Kickl nel manifesto.
I migranti provenienti dalla Siria e dall'Afghanistan, che costituiscono la maggior parte dei richiedenti asilo in Austria, sarebbero le principali priorità del programma di "remigrazione", si legge nel manifesto, perché "la maggior parte delle ragioni per cui si fugge (da questi Paesi) non esiste più".
L'affermazione è particolarmente sorprendente perché il documento è stato scritto mesi prima della caduta dell'autocrazia di Bashar al-Assad in Siria.
L'ufficio austriaco di Amnesty International ha messo in guardia contro questa pratica, affermando che la situazione in Siria dopo Assad rimane "estremamente instabile" e che "l'Afghanistan sotto i Talebani sta affrontando una crisi sia umanitaria che di diritti umani".
"Il diritto internazionale e gli standard sulla protezione dei rifugiati stabiliscono che le richieste di asilo devono essere trattate in modo rapido ed efficace e che le circostanze individuali di ciascun richiedente asilo devono essere considerate caso per caso", ha dichiarato l'organizzazione in un comunicato.
Politiche migratorie difficili da attuare
A livello europeo, FpÖ spinge per la creazione di un commissario europeo dedicato alla "remigrazione" e di una "alleanza per la remigrazione" con gli Stati membri che la pensano allo stesso modo.
Nel complesso, il partito immagina un ecosistema in cui l'asilo diventerebbe un diritto raro, se non impossibile. Ma se tutte queste idee possono apparire allettanti agli occhi dei suoi sostenitori, farle funzionare nella pratica potrebbe essere una storia completamente diversa.
I piani di "rimigrazione" si scontrerebbero inevitabilmente con il diritto comunitario e internazionale, che garantisce l'accesso al processo di asilo e a un processo equo come diritti fondamentali e proibisce le espulsioni collettive e le detenzioni arbitrarie. Il principio di non respingimento vieta alle autorità di deportare i migranti in nazioni dove potrebbero subire persecuzioni, torture o qualsiasi altra forma di maltrattamento.
"Gli ostacoli legali all'espulsione arbitraria sono elevati", ha dichiarato a Euronews Andrew Geddes, professore di studi sulla migrazione presso l'Istituto universitario europeo (Iue).
"A parte il fatto piuttosto importante che la remigrazione è un'idea razzista, non ci sono molte possibilità che possa resistere alle sfide legali o essere una misura pratica per gestire la migrazione".
Il manifesto di FpÖ mira a porre fine alla "sottomissione dell'Austria ai tribunali internazionali".