Il leader del partito austriaco FPÖ, Herbert Kickl, incaricato di formare un nuovo governo, si oppone alle sanzioni contro la Russia, sostiene i rimpatri degli stranieri e rifiuta il Green Deal
Il leader dell'estrema destra austriaca Herbert Kickl è stato incarico di tentare di formare un nuovo governo, dopo il fallimento dei negoziati tra socialdemocratici, popolari e liberali per la creazione di un esecutivo di unità nazionale, finalizzato proprio ad impedire agli ultra-conservatori di arrivare al potere. Un eventuale cancellierato di Kickl avrebbe implicazioni anche nel resto dell'Unione europea, mentre il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, la guerra in Ucraina e la necessità di sostenere la competitività economica del Vecchio Continente necessiterebbero unità d'intenti.
Inizialmente escluso dalle trattative per la formazione di un governo, dunque, il Partito della Libertà dell'Austria (FPÖ) si ritrova ora alle porte della cancelleria. Il presidente Alexander Van der Bellen è stato infatti costretto a incaricare il leader di estrema destra, in mancanza di alternative politiche.
Stop alla guerra in Ucraina e alle migrazioni
Molte delle posizioni dell'FPÖ sono però in netto contrasto con le politiche europee. Il partito si oppone ad esempio con forza alle sanzioni imposte contro la Russia, così come al sostegno militare a favore dell'Ucraina. Ciò in nome della "neutralità austriaca" sancita dalla Costituzione del 1955, che impedisce all'Austria, ad esempio, di entrare a far parte della Nato. "Loro vorrebbero che la guerra finisse il prima possibile, qualunque cosa ciò significhi per l'Ucraina", afferma Stefan Lehne, ricercatore presso il think tank Carnegie Europe.
La chiusura netta sul tema delle migrazioni è un altro elemento centrale nel programma del Partito della Libertà dell'Austria. Kickl sostiene apertamente la chiusura delle frontiere e chiede una stretta sulla concessione del diritto d'asilo. "Punta alla creazione di una 'fortezza' austriaca, essenzialmente per impedire l'ingresso di migranti", osserva Lehne.
L'FPÖ ha inoltre osteggiato il Patto europeo sulle migrazioni e l'asilo, adottato nel 2024, che mira a intensificare la lotta contro le migrazioni illegali ma anche a garantire una maggiore solidarietà tra gli Stati membri in caso di arrivi importanti: "In sostanza - commenta ancora Lehne - vogliono ri-nazionalizzare la politica migratoria".
No al Green Deal europeo
Contrario anche al Green Deal europeo, Kickl è favorevole all'abbassamento degli standard ambientali in Europa. Sovranista, il leader dell'FPÖ predica il ritorno di alcuni poteri agli Stati, senza però sostenere un'uscita dall'Unione europea: secondo Lehne la loro strategia punta a "un'Europa intergovernativa senza istituzioni sovranazionali forti".
Il Partito della Libertà si è imposto alle elezioni federali di settembre come prima forza politica austriaca con oltre il 28% dei voti, davanti al Partito Popolare Austriaco (ÖVP, 26%). I socialdemocratici (SPÖ) hanno ottenuto il 21% dei voti, seguiti dai liberali (9%) e dai verdi (8%).
Il tentativo di bloccarne l'ingresso al potere è però come detto fallito, e per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale, il Paese alpino di 9 milioni di abitanti potrebbe essere guidato da un cancelliere di estrema destra. Anche l'FPÖ dovrà però ottenere una maggioranza parlamentare, e per farlo dovrà tentare di trovare un accordo con altre forze conservatrici. Accettando anche dei compromessi.