Petrolio russo: l'embargo c'è, le scappatoie anche

L'embargo ai prodotti petroliferi raffinati russi è entrato in vigore il 5 febbraio
L'embargo ai prodotti petroliferi raffinati russi è entrato in vigore il 5 febbraio Diritti d'autore AP/Copyright 2022 The AP. All rights reserved.
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Di Sandor Zsiros
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Entrato in vigore il divieto di importare nell'Ue prodotti petroliferi raffinati dalla Russia, insieme a un proce cap sulle vendite a Paesi terzi. Ma secondo l'analista Lauri Myllyvirta, è possibile aggirare le sanzioni

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Nell'Unione Europea è appena entrato in vigore il divieto di importare prodotti petroliferi raffinati russi, compresi gasolio per le automobili e carburante per aerei. La misura, concordata a maggio dell'anno scorso, fa parte del sesto pacchetto di sanzioni alla Russia e punta a colpirne l'economia.

Un embargo incisivo, ma incompleto

"Fino al 5 febbraio, l'Ue importava circa 70 milioni di euro al giorno di prodotti petroliferi, in particolare diesel dalla Russia. E l'Unione è stata di gran lunga il più grande acquirente di prodotti petroliferi russi. Quindi questo cambiamento avrà un grande impatto", spiega a Euronews Lauri Myllyvirta, analista del Centre for Research on Energy and Clean Air.

Nell'immediato, gli esperti del settore non sembrano preoccupati per la carenza di diesel in Europa, dato che le aziende hanno accumulato discrete quantità di scorte prima dell'inizio dell'embargo. Restano invece da valutare le conseguenze a lungo termine.

L'Unione europea e il G7 hanno anche ampliato l'attuale price cap sul petrolio greggio esportato verso altri Paesi, includendo tutti i prodotti raffinati. In pratica, le società con sede nell'Unione non possono fornire determinati servizi, come le polizze di assicurazione, alle petroliere russe, se queste trasportano prodotti venduti a un prezzo elevato. Per cherosene e diesel, la soglia stabilita è 100 dollari al barile, per quelli di qualità inferiore, come l'olio combustibile o la nafta, 45 dollari.

"Il prezzo massimo sui prodotti petroliferi è fissato a un livello elevato, che consente ancora alla Russia di trarre profitto da questo commercio. Quindi delle petroliere assicurate da società europee continueranno a trasportare greggio russo e prodotti petroliferi russi verso Paesi terzi: il prezzo massimo per questi scambi dovrebbe essere significativamente rivisto al ribasso”, afferma l'analista, secondo cui resta pure il rischio di aggiramento delle sanzioni da parte dei russi, senza adeguati strumenti legali per evitarlo. 

"Questo gioco del gatto e del topo proseguirà probabilmente fino a quando la Russia continuerà la sua aggressione contro l'Ucraina. Per esempio, la Russia sta ora esportando petrolio greggio in Paesi come la Turchia, gli Emirati Arabi Uniti, l'India, che poi raffinano prodotti petroliferi a partire da quel petrolio. Alcuni di questi vengono importati nell'Ue, negli Stati Uniti, o in Australia. E questa è un'altra scappatoia che deve essere affrontata".

Le sanzioni a Mosca non finiscono qui: la Commissione europea è al lavoro per un decimo pacchetto di misure, da introdurre entro l'anniversario dell'invasione dell'Ucraina.

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