La sfida europea sulle materie prime

La Commissione europea presenterà una legge specifica per le cosiddette "terre rare"
La Commissione europea presenterà una legge specifica per le cosiddette "terre rare" Diritti d'autore AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di Gregoire Lory
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto:Copy to clipboardCopied

Le filiere di dieci delle trenta materie prime a livello mondiale sono controllate dalla Cina. La Commissione spinge per ridurre la dipendenza, con più estrazione e riciclo

PUBBLICITÀ

Bauxite, litio, tungsteno, terre rare: sono nomi forse ancora poco noti, ma fondamentali per il settore industriale e tecnologico, visto che questi minerali sono indispensabili in tanti processi produttivi cruciali della transizione ecologica. 

La loro presenza è necessaria per costruire batterie elettriche, chip elettronici o turbine eoliche: Secondo la Commissione europea, la domanda di queste materie prime critiche raddoppierà entro il 2030. Ma il mercato gira oggi intorno a un singolo Paese, che controlla gran parte delle catene di approvvigionamento mondiali: la Cina.

Combattere la dipendenza

"Tra le 30 materie prime considerate "critiche" oggi, dieci provengono soprattutto dalla Cina. E la Cina controlla in maniera sostanziale l'industria di trasformazione. Quasi il 90% delle terre rare e il 60% del litio vengono lavorati in Cina. Dobbiamo evitare di cadere nella stessa dipendenza che abbiamo avuto con petrolio e gas", ha detto di recente la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.

A suo giudizio, l'Unione Europea avrebbe il potenziale per ridurre la dipendenza dall'estero: giacimenti di questi materiali del resto sono stati individuati in Svezia, Finlandia e Portogallo. Ma gli ostacoli per l'estrazione non mancano, come spiega a Euronews Tobias Gehrke, ricercatore presso l'Istituto Egmont.

"Ad esempio, nel sud della Svezia, c'è il più grande giacimento in Europa di terre rare. Gli investitori hanno cercato di aprire un sito estrattivo per oltre un decennio, stanno tentando di svilupparlo, ma le preoccupazioni ambientali e l'opposizione delle comunità locali hanno reso impossibile il progetto.

Dalla miniera alla filiera

Lo sviluppo di una filiera industriale significativa nel settore, comunque, richiederà molti anni: non basta infatti nemmeno possedere le materie prime per essere certi di avere a disposizione i prodotti finiti.

"Non avrebbe senso estrarre materiali e poi spedirli in Cina. Quindi dobbiamo concentrarci davvero sull'intera catena, dall'estrazione alla lavorazione, alla separazione e allo sviluppo di magneti, per esempio, o di altre componenti tecnologiche".

La Commissione Europea propone di valorizzare non solo le risorse da estrarre, ma anche quelle già in circolo. Nei prossimi mesi è attesa una proposta legislativa ad hoc per il riciclo delle cosiddette "materie critiche", fermo a livelli molto bassi nell'Unione Europea (solo l'1%, ad esempio, sulle terre rare).

Il Raw Materials Act arriverà dopo l'European Chips Act presentato lo scorso febbraio, che con uno stanziamento di 43 miliardi di euro tra di investimenti pubblici e privati punta a incoraggiare l’industria di semiconduttori. La guerra d'indipendenza energetica è appena cominciata.

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Il dilemma dei Paesi Bassi: riaprire o no il giacimento di gas più grande dell'Ue?

Mosca sfida l'Occidente con le grandi manovre militari insieme a Cina e India

Stato dell'Unione: la fine del mandato dell'Europarlamento e l'anniversario dell'allargamento Ue