L'Ue congela i soldi del Recovery a Polonia e Ungheria

L'Ue congela i soldi del Recovery a Polonia e Ungheria
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Di Sandor Zsiros
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Il Commissario Ue Reynders: ci sono problemi di corruzione a Budapest e con l'autonomia dei giudici a Varsavia

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La Commissione conferma il nesso tra i fondi del Recovery fund e le riserve espresse dall’Unione europea sullo Stato di diritto in Ungheria e Polonia. Budapest e Varsavia devono infatti ancora ricevere l’approvazione ai loro piani di recupero e resilienza da parte dell’esecutivo comunitario. Per ora quindi i soldi restano congelati. Lo ha messo in chiaro oggi il Commissario europeo alla Giustizia. Didier Reynders: "Esiste una relazione tra i ritardi nell’approvazione dei piani di Ungheria e Polonia e lo stato di diritto – ha detto -. Se notate bene tra le raccomandazioni del semestre europeo indirizzate ad ogni specifico paese, alla Polonia abbiamo inserito alcune osservazioni sull'indipendenza del sistema giudiziario. Mentre nel caso dell'Ungheria, le riserve riguardano gli strumenti della lotta alla corruzione. Dopo queste osservazioni - ha aggiunto il Commissario Ue -  monitoriamo i passi in avanti che vengono fatti in entrambi i paesi e ne discutiamo con tutti gli altri Stati membri. Questo significa che l’approvazione dei piani è soggetta a diverse condizioni."

Le critiche sullo stato di diritto non sono certo cosa nuova. In Ungheria a destare preoccupazione è la corruzione e la libertà di stampa. In Polonia, l'indipendenza della magistratura è sicuramente tra le questioni più delicate e d’attualità.

Budapest e Varsavia ritengono però che non sia giusto congelare i fondi. Di parere opposto, il professore di Studi Europei dell'Università di Oxford, Timothy Garton Ash, che ha detto: "Viktor Orban da un lato vince le elezioni con slogan euro scettici, dall’altro prende i miliardi dei contribuenti europei. L’Europa ha solo un modo per rispondere in modo efficace a tutto questo ed è vincolare l’erogazione dei fondi al rispetto dei valori europei, cosa che finora non è riuscita a fare".

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