Durante l'audizione sul Documento programmatico pluriennale, il ministro Crosetto ha illustrato la sua idea di leva selezionata, la riserva militare volontaria e i piani per lo scudo aereo-spaziale italiano
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, parte da un assunto: bisogna aumentare le Forze Armate e la loro qualità. È la priorità del nuovo progetto di leva selezionata, accennato da Crosetto durante l’audizione congiunta delle commissioni Difesa di Camera e Senato sul Documento programmatico pluriennale 2025-2027.
“Non esiste una sola soluzione al problema del personale della Difesa, c’è un complesso di soluzioni”, ha spiegato il ministro, sottolineando che la leva selezionata rappresenta uno strumento chiave per creare un bacino formato, pronto a intervenire in caso di crisi, emergenze o calamità naturali. Il progetto prevede inoltre di valorizzare competenze specifiche che non si trovano necessariamente tra i militari di carriera.
Il ministro ha detto che la cosiddetta “leva” non sarà più necessariamente a vita o per tre anni, ma potrà assumere forme flessibili, anche di un anno, al termine delle quali i volontari potranno rientrare nelle Forze Armate attraverso meccanismi di richiamo o essere integrati in una riserva permanente.
L’idea è creare una struttura moderna e specialistica, capace di rispondere alle esigenze contemporanee, dalla cyber-difesa alla gestione di emergenze sul territorio nazionale.
La proposta della nuova leva ausiliaria
L'ipotesi avanzata da Crosetto prevede la creazione di una riserva militare ausiliaria composta inizialmente da circa 10mila volontari, con l’obiettivo di arrivare in prospettiva fino a 40mila. Questi riservisti non sostituirebbero i militari attivi nelle missioni operative all'estero, ma svolgerebbero compiti di supporto interno, logistica, emergenze, cyber-difesa e attività in contesti di crisi.
La leva italiana proposta si ispira ai modelli francesi e tedeschi: in Francia sarà volontaria, mentre in Germania prevede un’automatizzazione che può renderla obbligatoria in determinati casi.
Crosetto ha sottolineato la necessità di adattare questi schemi alla realtà italiana, creando una struttura flessibile e specialistica, pronta a rispondere a scenari di emergenza e a nuove minacce, senza ricorrere alla vecchia coscrizione obbligatoria.
Chi può partecipare
Il bacino di potenziali volontari comprende ex militari, civili con competenze tecniche o specialistiche (medici, ingegneri, esperti di cyber, guardie giurate) o giovani interessati. Al momento, non sono ancora definiti età, requisiti, durata del servizio o modalità di organizzazione della riserva.
La proposta sarà formalizzata in un disegno di legge, che il ministro intende presentare al parlamento tra gennaio e febbraio 2026. Sarà poi discusso in Consiglio dei ministri e successivamente nelle commissioni competenti, per definire età, requisiti, durata del servizio e modalità organizzative dei riservisti. "Tutte queste regole non posso proporle io al parlamento, perché non voglio che siano di parte. Deve vederle il parlamento - ha detto Crosetto - confrontandosi con quelli che sono sul campo".
Crosetto ha anche posto l’accento sulla differenziazione dei requisiti in base alle specializzazioni: chi opera in ambito cyber o in uffici logistici avrà necessità diverse rispetto al personale combat, per il quale sono previsti requisiti fisici più rigorosi. Un cambiamento epocale, secondo il ministro, che dovrà passare attraverso il Parlamento e confrontarsi con chi opera sul campo.
Leva e contesto europeo
La proposta italiana arriva mentre altri Paesi europei stanno rilanciando la leva volontaria.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato un “servizio militare volontario” di dieci mesi a partire dall'estate 2026, rivolto ai giovani tra 18 e 19 anni.
La Germania, invece, punta a incrementare il numero dei militari da 182mila a 260mila entro il 2035, selezionando i diciottenni tramite questionari e visite mediche, con partecipazione obbligatoria per gli uomini e facoltativa per le donne.
Crosetto ha spiegato che la leva italiana non mira a ripristinare il servizio obbligatorio sospeso nel 2005 dalla legge Martino, ma a creare una riserva permanente di volontari pronta a essere attivata in caso di necessità, emergenze o missioni strategiche, con un approccio moderno e specialistico.
Il ministro ha evidenziato l’importanza di incentivi economici e riconoscimenti per chi assume responsabilità all'interno delle Forze Armate, paragonabili a quelle dei dirigenti d’azienda. “Non posso proporre da solo queste regole, devono essere condivise con il parlamento e valutate da chi è sul campo”, ha precisato, sottolineando la necessità di un approccio inclusivo e professionale per attrarre le migliori competenze disponibili.
Sullo scudo spaziale e gli investimenti nella difesa aerea
Accanto al tema della leva, Crosetto ha dedicato ampio spazio a quella che definisce la priorità strategica dei prossimi anni: la costruzione di un “dome” nazionale, uno scudo multilivello capace di proteggere l’Italia da minacce missilistiche, spaziali e soprattutto dai droni. Un’architettura difensiva che il Paese, ha riconosciuto il ministro, “non ha mai avuto” e alla quale “non si può più rinunciare”, alla luce di quanto osservato in Israele e ora quotidianamente in Ucraina.
Lo scudo richiede investimenti pari a circa 4,4 miliardi di euro, destinati a sistemi di allarme missilistico basati nello spazio, radar avanzati, capacità aeree come il programma GCAP - il caccia europeo di sesta generazione - le nuove batterie Samp-T e tecnologie antidroni integrate. Una rete “interoperabile”, ha spiegato Crosetto, che ha invitato parlamento e istituzioni a sostenere “con visione e responsabilità”, perché "ora bisogna correre”.
Cyberdifesa, minacce tecnologiche e “war of drones”
La corsa riguarda anche il fronte digitale: per Crosetto, i 500 milioni di euro l’anno oggi destinati alla sicurezza cyber sono “troppo pochi” per un dominio che è diventato “dimensione strategica fondamentale”.
Le minacce - dai vettori balistici potenziati dall'intelligenza artificiale ai droni low-cost utilizzati nel conflitto tra Iran e Israele - impongono, secondo il ministro, un salto di qualità nella capacità di raccolta dati, nella rapidità dell’analisi e nella protezione delle infrastrutture critiche.
“L’Europa e la Nato sanno che la minaccia arriva sempre più dalla terza dimensione”, ha detto Crosetto, richiamando gli investimenti senza precedenti degli Stati Uniti nel loro “Golden Dome” e l’urgenza per l’Italia di dotarsi di un sistema aerospaziale integrato, tecnologicamente avanzato e multistrato.
L’esperienza della guerra in Ucraina, definita dal ministro una vera “war of drones” (guerra di droni, ndt), dimostra quanto le tecnologie emergenti siano ormai accessibili anche a soggetti ostili, che possono colpire con mezzi economici e difficili da intercettare. Una sfida che, secondo Crosetto, l’Italia non può permettersi di affrontare con ritardi.