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Spagna, la tragedia di Valencia è dipesa dai cambiamenti climatici

Una strada allagata a Valencia, Spagna, mercoledì 30 ottobre 2024
Una strada allagata a Valencia, Spagna, mercoledì 30 ottobre 2024 Diritti d'autore  Alberto Saiz/Copyright 2024 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Alberto Saiz/Copyright 2024 The AP. All rights reserved.
Di Robert Hodgson
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Dalla siccità nel Corno d'Africa, alle ondate di caldo costate la vita a 90mila persone, fino a quelle che potrebbero essere le alluvioni più gravi della storia moderna della Spagna: i cambiamenti climatici rendono gli eventi estremi sempre più frequenti e intensi

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Il bilancio, ancora provvisorio, è di almeno 158 morti nella Spagna meridionale, dove in poche ore è caduta la pioggia normalmente attesa in un anno. Un evento estremo che, secondo una prima analisi degli scienziati, è stato reso più intenso dal riscaldamento globale, che nei prossimi anni moltiplicherà la frequenza di episodi di questo tipo. "Non c'è dubbio che queste piogge torrenziali vengano intensificate dai cambiamenti climatici", ha dichiarato Friederike Otto, che guida il progetto World Weather Attribution (WWA) presso il Centro per le politiche ambientali dell'Imperial College di Londra. Una struttura che si occupa proprio di stabilire legami tra i fenomeni meteorologici estremi e l'aumento della temperatura media globale.

Quest'ultima si sta avvicinando pericolosamente alla soglia degli 1,5 gradi centigradi di aumento, rispetto ai livelli pre-industriali (ovvero a prima che l'uomo cominciasse a bruciare carbone, petrolio e gas). Tale limite è considerato dagli esperti il tetto massimo oltre il quale non bisognerebbe andare per evitare che la crisi climatica si trasformi in una catastrofe. Nel 2015, la comunità internazionale si è impegnata infatti con l'Accordo di Parigi a non superare il tetto massimo di 2 gradi, ma rimanendo il più possibile vicini, appunto, agli 1,5 gradi.

"Ogni frazione di grado di riscaldamento globale provocato dall'uso di combustibili fossili fa sì che l'atmosfera divenga più umidità, portando a precipitazioni più intense", ha aggiunto Otto. "Queste alluvioni mortali rappresentano l'ennesimo campanello d'allarme, e ci mostrano quanto pericolosi siano i cambiamenti climatici, anche con il riscaldamento attuale di soli 1,3 gradi".

Eppure, in vista della ventinovesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite, la Cop29 che si terrà a Baku, capitale dell'Azerbaigian, tra poche settimane, le Nazioni Unite hanno avvertito che la distanza tra l'azione per mitigare il riscaldamento globale attuata finora e quanto necessario per centrare gli obiettivi fissati è ancora enorme. Le promesse di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra avanzate dai governi ci porteranno a un aumento della temperatura media globale compreso tra 2,6 e 3,1 gradi. Il che significa andare incontro a conseguenze inimmaginabili.

Il team del WWA dell'Imperial ha sviluppato un metodo che consente, in collaborazione con scienziati e meteorologi locali, di valutare rapidamente se e quanto i cambiamenti climatici abbiano innescato o intensificato un evento meteorologico estremo. Le inondazioni che hanno colpito Valencia sono avvenute mentre gli scienziati avevano già programmato di pubblicare un rapporto che traccia un chiaro legame tra i cambiamenti climatici causati dall'uomo e dieci degli eventi meteorologici estremi più mortali degli ultimi due decenni.

Il numero più alto di vittime si è registrato per via della siccità nel Corno d'Africa, che nel 2010 ha causato circa 258mila morti. Il ciclone Nargis ha ucciso invece circa 138mila persone nel Myanmar nel 2008: "Sappiamo che non esiste un disastro totalmente naturale. Sono la vulnerabilità e l'esposizione della popolazione a trasformare i rischi meteorologici in perdite di vite", si legge nel rapporto.

Ma se i cittadini dei Paesi più ricchi possono risultare meno vulnerabili, è chiaro che sono tutt'altro che immuni dai pericoli delle condizioni meteorologiche estreme. Due degli eventi recenti più gravi sono stati infatti le ondate di caldo nell'Europa centrale e occidentale nel 2022 e nel 2023, che hanno causato circa 90mila morti.

I ricercatori avvertono che, in molti casi, i decessi riportati sono probabilmente sottostimati, soprattutto nel caso delle ondate di caldo che colpiscono i Paesi più poveri. "L'enorme numero di morti che continuiamo a vedere in caso di condizioni meteorologiche estreme dimostra che non siamo preparati per affrontare 1,3°C di riscaldamento, figuriamoci per 1,5°C o 2°C", ha dichiarato Roop Singh, consulente per i rischi climatici presso il Centro per il clima della Croce Rossa/Mezzaluna Rossa -. Tutti i Paesi devono prepararsi a un futuro in cui questi eventi saranno più frequenti e più intensi. Dobbiamo ridurre le emissioni".

Un messaggio indirizzato ai governi di tutto il mondo, che si preparano ai negoziati di Baku. Al centro delle discussioni c'è soprattutto l'annoso nodo dei fondi che occorre destinare ai Paesi più poveri e vulnerabili della Terra per consentire loro di adattarsi ai cambiamenti climatici: sono infatti loro a subire le conseguenze più gravi, pur avendo contribuito solo in minima parte a generarli. "La Cop29 deve accelerare la transizione dai combustibili fossili, la ragione principale per cui stiamo generando un clima così pericoloso", ha osservato Joyce Kimutai, ricercatrice del Centro per le politiche ambientali dell'Imperial. Che ricorda: "Abbiamo anche bisogno di finanziamenti significativi per il fondo per le perdite e i danni. I 700 milioni di dollari promessi alla Cop28 sono solo una goccia nel mare rispetto ai miliardi di danni che i Paesi poveri subiscono ogni anno".

Quest'anno si prevede che sarà il più caldo di sempre, superando il record stabilito nel 2023. Sjoukje Philip, ricercatore presso il Royal Netherlands Meteorological Institute, sottolinea come non sia più possibile considerare i cambiamenti climatici come una "minaccia lontana nel tempo", come molti ritenevano all'inizio del millennio. "L'insieme delle prove che collegano i fenomeni meteorologici estremi al riscaldamento globale non fa che crescere", ha concluso lo scienziato.

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