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Il buco dell'ozono sta rimanendo aperto più del previsto quest'anno

Gli scienziati sono perplessi per un buco dell'ozono antartico insolitamente grande per il mese di dicembre.
Gli scienziati sono perplessi per un buco dell'ozono antartico insolitamente grande per il mese di dicembre. Diritti d'autore AP Photo/Natacha Pisarenko
Diritti d'autore AP Photo/Natacha Pisarenko
Di Euronews Green
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Il buco dell'ozono tende a ridursi durante il mese di dicembre. Da qualche anno a questa parte, però, questo accade sempre più tardi...

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Secondo gli scienziati, il buco dell'ozono che si forma ogni anno sopra l'Antartide sta impiegando un tempo insolitamente lungo per chiudersi. In genere, il buco dell'ozono antartico inizia a formarsi a metà agosto e comincia a ridursi gradualmente nel mese di novembre.

Ma quest'anno l'area del buco dell'ozono si è allargata diversi giorni prima del solito e ha raggiunto un'area di poco più di 15 milioni di chilometri quadrati, rimasta stabile sin dalla fine di ottobre. La notizia allarmante proviene dal Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS), che tiene sotto stretta osservazione il buco.

Perché lo strato di ozono è così vitale?

Lo strato di ozono della Terra protegge tutti noi dalle radiazioni nocive del sole. La consapevolezza che alcune sostanze chimiche lo stavano assottigliando ha portato a un importante intervento internazionale nel 1987.

Il Protocollo di Montreal, firmato solo sette anni dopo la scoperta del problema, è un raro esempio di accordo globale rapido e almeno parzialmente efficace.

Il trattato ha ridotto gradualmente le sostanze chimiche prodotte dall'uomo che impoveriscono le molecole di ozono dell'atmosfera, tanto che gli scienziati hanno dichiarato lo scorso anno che una "pietra miliare significativa" era stata raggiunta nel recupero dello strato di ozono.

Ma negli ultimi tre anni il buco nello strato di ozono si è chiuso molto più tardi del solito. Secondo il CAMS, il cambiamento climatico è una delle possibili cause di questo fenomeno.

Come è cambiato il buco dell'ozono nel 2023?

Il buco dell'ozono si allarga durante la primavera australe, quando le sostanze che impoveriscono l'ozono iniziano ad accumularsi nella stratosfera sopra il Polo Sud. Insieme alle radiazioni solari, alle temperature estremamente basse e alle nubi stratosferiche polari, questo provoca un drastico calo della concentrazione di ozono nella stratosfera.

Entro la fine di novembre, l'aumento della temperatura stratosferica e il cambiamento dei venti tendono a chiudere il buco dell'ozono.

Nel 2023, però, le cose sono andate diversamente. Il buco dell'ozono ha raggiunto una dimensione notevole, fino a diventare il sesto più grande sin dal 1979, data d'inizio delle misure, con un'area totale di 25,12 milioni di km2 a metà settembre.

Nonostante il consueto calo all'inizio di ottobre, il buco dell'ozono è aumentato di nuovo verso la fine del mese, osserva il CAMS. E ha conservato un'area di circa 12 milioni di km2, superficie che dovrebbe rimanere costante fino alla prima settimana di dicembre.

Perché i buchi dell'ozono tardano a chiudersi?

Il buco dell'ozono di quest'anno è particolarmente esteso e longevo, due caratteristiche che fanno parte di una tendenza recente.

Dal 2020, i buchi dell'ozono si chiudono molto più tardi rispetto al passato, tra la metà e la fine di dicembre.

Secondo il CAMS, ciò è dovuto a temperature stratosferiche più fredde della media e a un forte vortice polare, ovvero venti impetuosi che circolano nell'atmosfera sopra l'Antartide, che dura fino a dicembre.

La ragione di questo forte vortice polare è ancora un mistero. Il CAMS ha identificato diversi potenziali fattori, tra cui il vapore acqueo rilasciato nell'atmosfera dal vulcano Hunga-Tonga nel Pacifico meridionale, i cambiamenti nei modelli di vento nell'emisfero meridionale e i cambiamenti climatici.

"Dalla firma del Protocollo di Montreal, abbiamo ridotto drasticamente le emissioni di sostanze che impoveriscono l'ozono, dando spazio all'atmosfera per iniziare il suo recupero", commenta il direttore del CAMS Vincent-Henri Peuch.

"Questo è un processo lungo che coinvolge molti fattori e variabili, che devono essere monitorati per avere una corretta comprensione dell'evoluzione dello strato di ozono. Il successo del Protocollo di Montreal testimonia l'efficacia delle azioni volte a proteggere il clima globale".

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