Un nuovo rapporto della società di ricerca Bca evidenzia come le politiche protezionistiche del presidente statunitense Donald Trump stiano indirettamente spingendo l’Unione europea verso una maggiore integrazione economica
Mentre i Paesi di tutto il mondo riscrivono le proprie regole commerciali a seguito dell’incertezza generata dai dazi statunitensi, un nuovo rapporto suggerisce che proprio le politiche del presidente Donald Trump potrebbero rivelarsi la medicina di cui l’Unione europea ha bisogno. Secondo lo studio, queste misure potrebbero incentivare la crescita, aumentare la produttività e migliorare i profitti nel lungo termine, avvicinando l’Ue alla realizzazione di un vero mercato unico.
Pur non potendo evitare una recessione imminente, l’Europa potrebbe limitare i danni grazie a un coordinato sostegno fiscale, a un probabile allentamento della politica monetaria da parte della Banca Centrale Europea (Bce) e a un rinnovato impulso all’integrazione. È quanto emerge dal rapporto “Trump the Unifier” dell’istituto di ricerca Bca.
“Ironicamente, Trump sta facendo più per l’unità europea di chiunque altro dopo Schuman, Monnet e Adenauer”, ha commentato Mathieu Savary, Chief European Strategist di Bca.
Recessione in arrivo, ma con spiragli di ripresa
Nonostante la tregua temporanea di 90 giorni sui dazi del 20 per cento imposti alle esportazioni Ue verso gli Stati Uniti, Bca ritiene che una recessione sia ormai inevitabile. L’economia dell’eurozona è colpita da una crescente incertezza, da un calo della fiducia delle imprese e da un rallentamento degli investimenti. Nell’ultimo trimestre del 2024, il Pil ha segnato una crescita modesta dello 0,1 per cento.
Secondo l'istituto di ricerca, questi fattori spingeranno l’economia verso una contrazione per almeno due trimestri consecutivi nel 2025. La Commissione europea stima che i dazi potrebbero ridurre il Pil dell’eurozona dello 0,2 per cento entro il 2027, e fino allo 0,5–0,6 per cento in uno scenario peggiore, con tariffe permanenti o ritorsioni commerciali.
Ue e Usa: i nodi del negoziato
Bca spiega che i negoziati tra Bruxelles e Washington richiederanno tempo: gli Stati Uniti preferiscono prima concludere accordi con Messico e Canada. Inoltre, le elezioni federali canadesi del 28 aprile rallenteranno le trattative con l’Ue.
I colloqui si preannunciano complessi, poiché molti punti riguardano barriere non tariffarie connesse alle regolamentazioni interne dell’Ue, come il Gdpr, il Ccdr e la politica agricola comune.
Tuttavia, l’Ue potrebbe rafforzare la propria posizione negoziale puntando sul commercio di servizi: nel 2023, il valore totale degli scambi bilaterali in questo settore è stato di 746 miliardi di euro. Un possibile punto di accordo potrebbe essere l’aumento delle importazioni europee di energia statunitense, in particolare gas naturale liquefatto (Gnl), in linea con i piani dell’Ue per un nuovo impianto di rigassificazione.
“Per gli Stati Uniti, avere un acquirente stabile per il gas è un successo. Per l’Europa, garantirsi un approvvigionamento sicuro è una vittoria”, ha dichiarato Savary.
Le mosse dell’Ue per rilanciare l’economia
Bca prevede che un primo passo per arginare la recessione sarà un sostegno fiscale da parte di Paesi come la Germania, dove un nuovo pacchetto di stimoli potrebbe aggiungere fino all’1 per cento di crescita annuale nei prossimi due anni.
La Bce potrebbe inoltre ridurre il tasso di deposito sotto il 2 per cento e riattivare il programma di quantitative easing (Qe), aumentando la liquidità e stimolando gli investimenti.
Altre misure suggerite includono la diversificazione commerciale verso India, Canada, America Latina e Regno Unito, per ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti e proteggere il blocco da futuri shock.
Trump come catalizzatore delle riforme europee
L’instabilità generata dalla politica commerciale di Trump potrebbe spingere l’Ue ad accelerare riforme attese da tempo, come il completamento del mercato unico. Attualmente, le differenze normative tra Stati membri creano barriere non tariffarie che ostacolano la competitività.
Secondo Fmi, queste barriere equivalgono a una tariffa del 44 per cento sui beni e del 110 per cento sui servizi: “È come se ci fosse una tariffa del 44 per cento tra Germania e Italia”, ha spiegato Savary.
I servizi sono il settore più penalizzato, nonostante rappresentino il 65 per cento dell’economia dell’Ue. Gli scambi tra Paesi del blocco sono inferiori rispetto a quelli tra Stati americani, ostacolando la crescita.
Un altro fronte è l’attuazione dell’Unione dei mercati dei capitali (Cmu), ora nota come Unione dei risparmi e degli investimenti (Siu), che mira a mobilitare i risparmi privati per finanziare investimenti in tutta l’Ue. “La probabilità che si concretizzi è aumentata grazie a Trump”, ha osservato Savary.
Opportunità di investimento e prospettive future
In questo contesto, i Bund tedeschi si confermano tra le opzioni più sicure, seguiti dai titoli sovrani della periferia europea, come quelli spagnoli. Anche i cosiddetti titoli difensivi, come quelli del settore telecomunicazioni e utility, offrono protezione durante la turbolenza.
Nel breve termine, Bca prevede instabilità per le azioni europee, ma a medio-lungo termine, le prospettive sono positive. “La crisi energetica sta svanendo, il capex globale si sta riprendendo, e stimoli fiscali uniti a una maggiore integrazione porteranno benefici a crescita e produttività”, si legge nel rapporto.
Secondo Savary, “l’Europa si trova su basi di crescita più solide rispetto a qualsiasi altro momento negli ultimi 15 anni”.
In conclusione, mentre le politiche protezioniste statunitensi costringono l’Ue a reagire, Bca prevede che questa fase porterà a un aumento della produttività e della crescita degli utili nel continente.
“Pensiamo che i prossimi anni saranno più favorevoli per le azioni e gli asset europei rispetto a quelli statunitensi”, ha dichiarato Savary.
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