La Corte dei Conti rende pubbliche le ragioni della bocciatura del Ponte sullo Stretto: violazione di due direttive Ue su ambiente e appalti, e assenza del parere sull tariffario. Governo e opposizioni a confronto
Le motivazioni per le quali la delibera per il ponte sullo Stretto è stata respinta sono ora ufficiali: la Corte dei Conti ha depositato la deliberazione che evidenzia la violazione di due direttive europee come causa principale del blocco del progetto. Si tratta dell’indispensabile chiarimento che conferma lo stop deciso a fine ottobre, quando fu negato il visto della delibera Cipess.
In particolare, la Corte ha segnalato come prima criticità la violazione della direttiva 92/43/CE sulla conservazione degli habitat naturali e seminaturali: l’istruttoria prevista per valutare l’impatto ambientale si è rivelata insufficiente e priva della motivazione necessaria per giustificare un’opera così invasiva sul territorio.
Un secondo rilievo riguarda la direttiva 2014/24/UE sugli appalti: la Corte ritiene che nel corso del tempo siano intervenute modifiche sostanziali — sia oggettive sia soggettive — del rapporto contrattuale originale, senza che siano stati attivati adeguati nuovi controlli o procedure, rendendo così l’assetto contrattuale non conforme.
In aggiunta, i magistrati contabili segnalano la mancanza del parere dell’Autorità di regolazione dei trasporti (Art) riguardo al piano tariffario su cui si basa il piano economico-finanziario del ponte, in violazione delle normative nazionali relative agli appalti e al trasporto.
Davanti a queste carenze, la Corte ha definito la delibera “non legittima”, bloccando il progetto. Il governo - attraverso il ministero delle Infrastrutture e Palazzo Chigi - annuncia che tecnici e giuristi sono già al lavoro per chiarire i rilievi con la Corte, sperando che vi sia margine per riprendere il percorso.
Ma l’esito non è scontato: opposizioni e associazioni ambientaliste interpretano la pubblicazione delle motivazioni come la fine definitiva del progetto. Il dibattito torna quindi aperto e acceso, con l’Italia che resta in attesa di capire se il Ponte sullo Stretto potrà davvero tornare in corsa o resterà un sogno rinviato.