Il Segretario alla Difesa Pete Hegseth accusato di aver partecipato a una seconda chat segreta su Signal per discutere informazioni militari sensibili. Crescono le pressioni per le dimissioni, mentre la Casa Bianca difende la sua posizione
Il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Pete Hegseth, è finito al centro di un nuovo scandalo legato alla sicurezza nazionale. Secondo un’inchiesta del New York Times, Hegseth avrebbe partecipato a una seconda chat su Signal, riservata a familiari e collaboratori ristretti, in cui sarebbero state discusse informazioni militari sensibili riguardanti gli attacchi nello Yemen.
Il caso è emerso poche settimane dopo lo scandalo legato alla prima chat segreta. La nuova rivelazione ha provocato un’ondata di richieste di chiarimenti e un'escalation di tensione politica a Washington.
Hegseth ci ricasca
Nella prima chat, sempre secondo quanto riportato dal New York Times, venivano scambiate informazioni operative sensibili, sebbene non formalmente classificate. Le conversazioni avrebbero riguardato strategie militari, nomi di obiettivi e tempi delle operazioni. La
chat includeva Hegseth, alcuni suoi consiglieri e funzionari del Pentagono. Non era un canale ufficiale, ma una conversazione privata con pochi controlli e tracciabilità nulla, in violazione dei protocolli di sicurezza e trasparenza del Dipartimento della Difesa.
La scoperta ha provocato forti critiche dal Congresso, soprattutto dai Democratici, che hanno chiesto le dimissioni del Segretario e l’apertura di un’indagine. L’amministrazione Trump ha invece minimizzato l’accaduto, parlando di "fake news" e attacchi da parte di "ex dipendenti scontenti".
Accuse anonime e crisi interna al Dipartimento della Difesa
Hegseth ha respinto con forza le accuse, definendole “voci orchestrate da ex dipendenti scontenti” e attribuendo la fuga di notizie a un clima ostile creato dai media. Il riferimento diretto è a un editoriale pubblicato su Politico dall’ex portavoce del Pentagono, John Ullyot, che ha descritto l’ambiente sotto Hegseth come in piena crisi, con un elevato turnover del personale e continue tensioni interne.
Ullyot ha dichiarato che la disfunzione all’interno del Dipartimento dovrebbe costare il posto a Hegseth. Tre suoi consiglieri senior sono stati recentemente allontanati nel bel mezzo di un'indagine riservata, senza essere informati con precisione delle accuse a loro carico.
La difesa della Casa Bianca e le accuse dei Democratici
Nonostante le polemiche, la Casa Bianca continua a difendere Hegseth. L’ex presidente Donald Trump ha bollato le notizie come “fake news” e ha elogiato il suo Segretario alla Difesa per aver “ripulito il sistema da elementi ostili”. Anche il portavoce del Pentagono, Sean Parnell, ha minimizzato lo scandalo, sostenendo che “nessuna informazione classificata è mai stata condivisa”.
Di tutt’altro tenore le reazioni dei Democratici. Il leader del Senato Chuck Schumer ha chiesto apertamente le dimissioni di Hegseth, accusandolo di aver messo a rischio la sicurezza nazionale. Anche il senatore Jack Reed ha espresso preoccupazione per la leggerezza con cui sarebbero stati trattati protocolli altamente sensibili.
Signal sotto i riflettori: app sicura o rischio per la sicurezza?
Il caso Hegseth riporta al centro del dibattito l’uso di app crittografate come Signal da parte di funzionari pubblici. Sebbene garantiscano comunicazioni sicure, l'utilizzo in contesti istituzionali per la condivisione di dati sensibili solleva interrogativi su trasparenza e rispetto delle regole militari.
La situazione rimane tesa e l’indagine potrebbe allargarsi nelle prossime settimane, mentre cresce la pressione sull’amministrazione affinché faccia chiarezza sul futuro del Segretario alla Difesa.
Signal sorvegliata speciale a Washington
Nata per garantire comunicazioni cifrate e riservate, l’app Signal è diventata uno strumento popolare tra attivisti, giornalisti e — sempre più spesso — anche esponenti delle istituzioni. Tuttavia, il suo utilizzo da parte di alti funzionari pubblici solleva forti dubbi in materia di trasparenza e sicurezza nazionale.
A differenza dei canali ufficiali sottoposti a protocolli di controllo, Signal non lascia tracce permanenti, rendendo difficile monitorare contenuti e interlocutori in caso di violazioni. Il caso Hegseth ha riacceso il dibattito sull’opportunità di affidarsi a strumenti pensati per la privacy individuale in contesti governativi ad alta sensibilità.
Nonostante le rassicurazioni del Pentagono sulla natura non classificata delle conversazioni, l’uso dell’app da parte di dirigenti del Dipartimento della Difesa è ora oggetto di verifiche e richieste di regolamentazione più stringente. Washington si interroga: sicurezza o segretezza?