I negoziatori israeliani e di Hamas hanno portato ai loro leader una proposta di accordo per il cessate il fuoco per l'approvazione finale: se approvata, porrebbe fine a oltre un anno di guerra nella Striscia di Gaza. Secondo le fonti la tregua è molto vicina
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha convocato una riunione d'emergenza con i vertici della sicurezza dello Stato ebraico. Lo ha riferito un funzionario israeliano, precisando che il meeting riguarda il possibile accordo che dovrebbe portare a un cessate il fuoco a Gaza e al rilascio degli ostaggi. Il portavoce di Netanyahu, Omer Dostri, ha aggiunto che si tratta di una "discussione sullo stato" dell'intesa.
Nel frattempo, il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar, che si trova in visita ufficiale a Roma, ha dichiarato che Israele non sta lavorando a un "accordo parziale ma graduale".
"Sono negoziati molto intensi con un coinvolgimento significativo da parte dell'attuale e delle future amministrazioni statunitensi" ha concluso Sa'ar.
Hamas avrebbe detto sì, ma...
Hamas avrebbe accettato la bozza di un accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio di decine di ostaggi, hanno dichiarato martedì due funzionari coinvolti nei colloqui ad Associated press, che ha anche visionato una copia della bozza finale, la cui autenticità è stata confermata da un funzionario egiziano e uno di Hamas.
Hamas non ha però ancora recapitato la sua risposta finale ai mediatori sul rilascio degli ostaggi e sul cessate il fuoco perché Israele non ha presentato le mappe del ritiro delle sue forze da Gaza. Lo ha dichiarato all'agenzia di stampa Reuters un esponente del movimento integralista islamico palestinese.
La notizia di un accordo imminente si era fatta strada lunedì mattina, quando un funzionario che ha familiarità con i negoziati ha dichiarato a Reuters che nella nottata tra lunedì e martedì c'è stata una svolta nelle trattative sui punti ancora irrisolti e che ciascuna parte ha portato una bozza finale di accordo ai propri leader per l'approvazione definitiva.
La persona, che ha parlato a condizione di anonimato, ha aggiunto che le prossime 24 ore saranno cruciali per raggiungere un accordo, che porrà fine a 15 mesi di bombardamenti israeliani e combattimenti che hanno ucciso più di 46mila palestinesi della Striscia di Gaza e raso al suolo l'enclave.
Secondo il Jerusalem Post, che cita fonti informate sui fatti, l'accordo potrebbe essere annunciato già durante la giornata di martedì. Anche Afp riferisce di un "round finale" di colloqui a Doha, con lo "scopo di finalizzare i dettagli rimanenti dell'accordo".
Segnali positivi dalle parti coinvolte
Un omologo israeliano ha affermato che sono stati fatti progressi, ma i dettagli sono in fase di definizione. Il piano dovrà essere sottoposto al gabinetto israeliano per l'approvazione finale.
Trapela ottimismo anche dalle vie ufficiali. Il portavoce del ministro degli Esteri del Qatar Majed al-Ansari ha confermato che i colloqui sono in corso "al punto più vicino" mai raggiunto e che riguardano i "dettagli finali", in quanto le questioni di fondo "sono state appianate". Majed al-Ansari si è detto fiducioso, ma ha messo in guardia da reazioni di entusiasmo precipitose, perché anche "un piccolo dettaglio può minare l'intero processo".
In precedenza il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha dichiarato che un accordo è "molto vicino", aggiungendo di sperare di completarlo prima dell'insediamento del presidente eletto Donald Trump, il 20 gennaio.
Il presidente uscente Joe Biden ha detto che la proposta è quella presentata dalla sua amministrazione mesi fa e che l'accordo "è sul punto di essere chiuso", mentre il suo successore ha parlato di "una stretta di mano". "Siamo molto vicini a farcela. Devono farlo. Se non lo fanno, ci saranno un sacco di guai là fuori - un sacco di guai come non hanno mai visto prima. Ce la faranno", ha dichiarato Trump durante un'intervista con la rete Newsmax. Entrambe le amministrazioni hanno partecipato a queste ultime settimane di negoziati.
Segnali positivi sono arrivati anche da Hamas, che lunedì sera ha rilasciato una dichiarazione ad Al Jazeera elogiando gli sforzi compiuti dal Qatar e confermando i progressi nei negoziati, e da alcuni leader israeliani, tra cui il ministro degli Esteri Gideon Sa'ar.
Ben-Gvir ammette di aver sabotato più volte il raggiungimento di un accordo tra Israele e Hamas
I funzionari statunitensi, egiziani e qatarioti hanno trascorso più di un anno a cercare di mediare un accordo tra Israele e Hamas, ma le discussioni si sono sempre arenate su una serie di questioni controverse, tra cui i dettagli sul ritiro delle truppe israeliane e lo scambio degli ostaggi con i prigionieri palestinesi.
Hamas ha sempre dichiarato che non avrebbe rilasciato alcun ostaggio israeliano detenuto a Gaza senza che Israele ritirasse le sue truppe. Dall'altra parte, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha sempre rifiutato questa condizione, giurando di continuare l'invasione della Striscia fino alla "vittoria totale" sul gruppo militante palestinese.
Martedì mattina il ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben-Gvir ha ammesso in un post su X che il suo partito ha impedito in più occasioni il raggiungimento di un accordo sul cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi.
In una precedente dichiarazione ha definito l'accordo in via di negoziazione "una resa ad Hamas", invitando il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich a unirsi a lui nell'ostacolare la finalizzazione di un accordo. "Suggerisco di andare insieme dal primo ministro e informarlo che se approverà l'accordo, ci dimetteremo dal governo”, ha dichiarato Ben-Gvir.
I termini dell'accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas
La bozza in circolazione prevede un cosiddetto "cessate il fuoco a fasi", con Netanyahu che ha segnalato di volersi impegnare solo nella prima fase, che prevede il rilascio parziale degli ostaggi in cambio di una sospensione dei combattimenti per settimane. La possibilità di un cessate il fuoco duraturo verrebbe negoziata dopo l'inizio della prima fase.
Secondo i termini dell'accordo - riportati non solo da Associated Press, ma anche da altri media internazionali come Bbc e Reuters, che citano funzionari vicini ai colloqui - Hamas dovrebbe rilasciare tre ostaggi il primo giorno di tregua, dopodiché Israele inizierà a ritirare le sue truppe dalle aree popolate della Striscia di Gaza.
Dopodiché Hamas rilascerà altri quattro ostaggi una settimana dopo e Israele consentirà ai palestinesi sfollati di tornare a piedi nella Striscia settentrionale. Automobili, carri trainati da animali e camion potranno attraversare un passaggio adiacente a Salah al-Din Road, monitorato da una macchina a raggi X gestita da un team di sicurezza tecnica qatariota-egiziano.
L'accordo, secondo quanto riferito, includerebbe disposizioni per le forze israeliane di rimanere nel corridoio di Philadelphi e mantenere una zona cuscinetto di 800 metri lungo i confini orientali e settentrionali durante la prima fase, che durerà 42 giorni.
Israele avrebbe anche accettato di rilasciare mille prigionieri palestinesi durante la prima fase, tra cui circa 190 che hanno scontato condanne di 15 anni o più. In cambio, Hamas rilascerà 33 ostaggi.
I negoziati per la seconda e la terza fase dell'accordo dovrebbero iniziare il 16esimo giorno di cessate il fuoco nell'enclave. Durante la seconda fase dovrebbero essere rilasciati tutti i rimanenti ostaggi maschi e le forze israeliane dovrebbero ritirarsi completamente dalla Striscia.
Una terza fase vedrebbe la restituzione dei corpi degli ostaggi uccisi mentre erano detenuti nella Striscia e la creazione di un piano di ricostruzione e di una nuova struttura di governo.
Blinken presenterà un piano post-bellico per Gaza
Intanto tre funzionari statunitensi hanno riferito ad Axios che martedì il segretario di Stato statunitense Blinken presenterà al Consiglio Atlantico un piano per ricostruire e governare Gaza dopo la guerra.
Il piano di Blinken si basa sull'istituzione di un meccanismo di governo che prevede il coinvolgimento della comunità internazionale e dei Paesi arabi, che potrebbero anche inviare truppe a Gaza per stabilizzare la situazione della sicurezza e fornire aiuti umanitari.
Tajani sente l'Anp
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha sentito telefonicamente l'omologo e primo ministro dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Mohammad Mustafa, per "ribadire il sostegno dell'Italia a un accordo di cessate il fuoco nella Striscia". Lo ha scritto il ministro su X. "Ho parlato con il premier e ministro degli Esteri palestinese, Mohammad Mustafa, per ribadire il sostegno dell'Italia a un accordo di cessate il fuoco nella Striscia", spiega. "Sosteniamo l'unità di Gaza e Cisgiordania con un governo guidato dall'Anp", aggiunge