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Budapest declassata a “junk” (spazzatura) da Moody’s: scontro con il governo e rischio liquidità mettono in crisi la capitale ungherese

FILE - Nuvole scure sovrastano l'edificio del Parlamento a Budapest, in Ungheria, durante l'esondazione del Danubio. 16 settembre 2024.
FILE - Nuvole scure sovrastano l'edificio del Parlamento a Budapest, in Ungheria, durante l'esondazione del Danubio. 16 settembre 2024. Diritti d'autore  Denes Erdos/Copyrighted
Diritti d'autore Denes Erdos/Copyrighted
Di Una Hajdari
Pubblicato il
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Il downgrade di Moody’s porta Budapest fuori dall’investment grade. Crescono i rischi finanziari per la capitale ungherese tra scontro politico, liquidità ridotta e fondi statali incerti

Moody’s Ratings ha declassato il profilo creditizio della città di Budapest, portandolo da Baa3 a Ba1 e facendolo uscire ufficialmente dall’area investment grade. L’agenzia ha inoltre posto il rating sotto revisione per un possibile ulteriore declassamento, segnalando rischi crescenti legati alla liquidità e all’incertezza istituzionale.

Il nuovo rating Ba1 indica un maggiore rischio di credito nel breve termine e potrebbe tradursi in costi di finanziamento più elevati e in un accesso più limitato ai mercati dei capitali.

Budapest sotto la media delle capitali europee

Con il downgrade, Budapest si colloca nettamente al di sotto delle principali capitali dell’Europa occidentale. Parigi mantiene un rating A+/A-1, mentre Berlino gode di valutazioni tra AAA e Aa1 da parte delle principali agenzie, riflettendo un rischio di credito molto basso e un forte sostegno istituzionale.

Secondo Moody’s, la capitale ungherese appare oggi più esposta all’incertezza politica e finanziaria rispetto a città con profili di credito più stabili e prevedibili.

Il conflitto tra il sindaco Karácsony e il governo Orbán

Alla base della decisione di Moody’s c’è anche il duro scontro tra il sindaco liberale di Budapest, Gergely Karácsony, e il governo nazionale guidato da Viktor Orbán. La disputa riguarda soprattutto i trasferimenti statali e il sistema di finanziamento degli enti locali.

Karácsony accusa il governo di aver ridotto i fondi destinati ai comuni di circa il 20 per cento a livello nazionale e di oltre il 30 per cento nel caso di Budapest, oltre ad aver trattenuto risorse già concordate per progetti infrastrutturali come la ristrutturazione del Ponte delle Catene e l’acquisto di nuovi filobus.

Il peso del contributo di solidarietà

Un altro elemento chiave è il cosiddetto contributo di solidarietà, una tassa introdotta nel 2019 per ridistribuire risorse dai comuni più ricchi a quelli più poveri. Secondo l’amministrazione cittadina, l’importo richiesto a Budapest è aumentato in modo sproporzionato, arrivando nel 2024 a circa 89 miliardi di fiorini (oltre 230 milioni di euro).

Il governo difende la misura, sostenendo che la capitale, in quanto regione più ricca del Paese, debba contribuire maggiormente al sostegno delle aree meno sviluppate.

Rischio deficit e limiti legali ai bilanci locali

Lo stallo istituzionale potrebbe portare Budapest a chiudere l’anno con un deficit di circa 33 miliardi di fiorini. Una situazione particolarmente delicata, perché la legge ungherese impone ai comuni il principio del bilancio in pareggio e vieta la gestione di deficit correnti.

Qualsiasi nuovo prestito deve essere approvato dal governo centrale, limitando fortemente la capacità della città di reagire autonomamente alle tensioni di cassa.

Perché Moody’s ha deciso il downgrade

Moody’s chiarisce che il declassamento non deriva da una cattiva gestione o da un eccesso di debito, ma dal rischio concreto di problemi di liquidità nel breve termine. Le tensioni politiche con il governo centrale rendono meno prevedibili i flussi finanziari e aumentano il rischio di ritardi nei pagamenti.

L’agenzia avverte che un’ulteriore pressione sulla liquidità o il mancato rimborso di obblighi entro la fine del 2025 potrebbero portare a un nuovo taglio del rating.

Debito in calo, ma fiducia sotto pressione

Nonostante il downgrade, Moody’s riconosce alcuni elementi positivi: il debito di Budapest è sceso dal 71 per cento delle entrate operative nel 2021 al 35 per cento nel 2024, e la città ha registrato un saldo operativo primario positivo del 13 per cento.

Tuttavia, questi progressi sono stati compensati da una liquidità molto bassa, dal congelamento parziale dei fondi Ue destinati all’Ungheria e dall’assenza di nuove autorizzazioni per prestiti a lungo termine.

L’uscita dall’investment grade potrebbe ridurre il numero di investitori e istituzioni disposte a finanziare Budapest. Fondi pensione e assicurazioni, vincolati da regole interne, potrebbero ritirarsi, mentre altri finanziatori potrebbero richiedere tassi di interesse più elevati o condizioni più rigide.

In un contesto di tensione politica e vincoli legali stringenti, il declassamento di Moody’s rappresenta un serio campanello d’allarme per la stabilità finanziaria della capitale ungherese.

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