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Armenia, massicce proteste contro il premier Pashinyan per un accordo con l'Azerbaijan

Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan
Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan Diritti d'autore Evgenia Novozhenina/AP
Diritti d'autore Evgenia Novozhenina/AP
Di Michela Morsa
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I manifestanti chiedono le dimissioni immediate del primo ministro per aver ceduto alcuni villaggi nel delineare la linea di confine con il vicino e rivale Azerbaijan. A guidare il movimento "Tavush for motherland" l'arcivescovo Bagrat Galstanyan

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Decine di migliaia di persone si sono riunite giovedì nel centro di Yerevan, la capitale dell'Armenia, per protestare contro un accordo di demarcazione dei confini con l'Azerbaijan firmato dal primo ministro Nikol Pashinyan

I manifestanti chiedono al premier di dimettersi per la decisione del suo governo di cedere il controllo di alcuni villaggi di confine con il Paese rivale. Molti di loro hanno percorso una distanza di circa 160 chilometri, arrivando da questi villaggi, solo per essere in piazza. 

A guidare il movimento "Tavush for the motherland" (Tavush è la provincia orientale di cui l'Armenia sarebbe pronta a cedere ampie porzioni) è un ecclestiastico di alto livello della Chiesa apostolica armena, l'arcivescovo Bagrat Galstanyan della Diocesi di Tavush, che dal palco di piazza della Repubblica ha più volte incitato la folla a "una nuova visione, una nuova narrazione, un nuovo corteo, una nuova vittoria".

Ci sarebbero stati anche una serie di episodi di disobbedienza civile pacifica, come il blocco stradale degli ingressi alla città e l'astensione dalle lezioni nell'Università statale di Yerevan.  

Armenia e Azerbaijian hanno combattuto due guerre dal crollo dell'Unione sovietica. Lo scorso settembre, con un'operazione militare lampo, Baku ha preso il controllo definitivo del Nagorno-Karabakh, una regione interna al territorio azero ma maggioranza etnica armena contesa tra i due Paesi per oltre trenta anni

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