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Israele, l'assalto via terra di Gaza incombe prosegue il massacro di civili palestinesi

Tank israeliani
Tank israeliani Diritti d'autore  ARIS MESSINIS/AFP or licensors
Diritti d'autore ARIS MESSINIS/AFP or licensors
Di Euronews
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Altri trecento civili palestinesi sono stati uccisi sabato dai bombardamenti a Gaza, almeno un milione le persone hanno abbandonato le loro case in attessa dell'offensiva israeliana sulla Striscia

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A quasi un giorno di distanza dallo scadere delle 24 ore concesse a più di un milione di civili palestinesi per evacuare la parte settentrionale della Striscia di Gaza, l'offensiva di terra su larga scala dell'esercito israeliano incombe, ma non è ancora cominciata.

Tel Aviv sta ammassando truppe lungo il confine con l'enclave palestinese, secondo i media del Paese si tratta del dispiegamento di forze più massiccio dalla guerra dello Yom Kippur del 1973. 

Sono i preparativi per l'offensiva su larga scala di una Striscia già martoriata, dove scarseggiano acqua, cibo, medicinali ed elettricità a causa di un assedio totale, applicato anche ai beni di prima necessità, proibito dal diritto umanitario internazionale.

Su Gaza cadono bombe da ormai 9 giorni, più di 5mila in una settimana. Con trecento morti ieri è stata la giornata più letale per i cittadini palestinesi. Il bilancio totale delle vittime è 2.329, secondo il ministero della Salute di Gaza, mentre i feriti sono 9.717.

Preparare l'esercito

Le forze di difesa di Tel Aviv sono riuscite a neutralizzare i miliziani che nella giornata di sabato avevano fatto incursione nel sud del Paese massacrando più di 1.300 civili israeliani. Ma per le prossime operazioni hanno ancora bisogno di preparazione e uomini. Continua l'addestramento dei riservisti, molti dei quali rientrati in Israele dall'estero.

Nella zona cuscinetto che circonda Gaza, completamete evacuata, i militari cercano e  distruggono i tunnel di Hamas che sbucano in territorio israeliano. La mobilitazione su larga scala è necessaria anche per non lasciare sguarnito e poter rispondere a qualsiasi sviluppo sul confine settentrionale con il Libano dove si intensifica lo scambio di fuoco con Hezbollah.

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