"Il contesto attuale di rabbia e di rivolta delle popolazioni che ha fatto seguito alle sanzioni non permette di accogliere la delegazione", si rende noto in una lettera a firma dei militari
Pugno di ferro da parte della giunta militare al potere in Niger, che nega l'accesso alla delegazione composta da rappresentanti della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale (Ecowas), dell'Unione Africana e delle Nazioni Unite, in attesa per negoziati sul ripristino dell'ordine costituzionale.
"Il contesto attuale di rabbia e di rivolta delle popolazioni che ha fatto seguito alle sanzioni non permette di accogliere la delegazione", si rende noto in una lettera a firma dei militari.
Dopo il golpe dello scorso 26 luglio, che ha deposto il presidente Mohamed Bazoum, il Paese africano è controllato dalla giunta guidata dal generale Abdourahamane Tchiani, ora sostituito al comando della Guardia presidenziale dal tenente colonnello Amadou Abdramane.
Quest'ultimo ha richiuso nuovamente lo spazio aereo, nominando come premier l'ex ministro delle Finanze, Mahamane Lamine Zeine.
Timori di "interventi"
ll portavoce della Commissione europea sottolinea che l'Unione continua a spingere per gli sforzi di mediazione.
"Una cosa è certa - dice Peter Stano - non ci saranno conseguenze positive se si consentirà che questo colpo di Stato militare proceda e si stabilisca come un fatto sul campo.
Crediamo ancora che ci sia uno spazio per sforzi di mediazione: l'Ecowas è l'attore principale, qualunque cosa decida sarà poi attuata".
Se l'ordine costituzionale non verrà ripristinato, incombe la possibilità di intervenire militarmente per l'organizzazione degli Stati africani, seppur non nell'immediatezza.
Il Niger è uno Stato chiave della regione del Sahel, territorio controllato da Boko Haram ed altri gruppi jihadisti, cui potrebbe affiancarsi il gruppo Wagner.
Oltre quattro milioni di persone necessitano di assistenza umanitaria d'emergenza nel Paese.