Una settimana di tempo, per il generale Tchiani, nuovo "uomo forte" del Niger, per porre fine al colpo di stato. Altrimenti, l'organizzazione dei Paesi dell'Africa Occidentale paventa addirittura l'intervento militare. Francia, Usa e Ue puntano su sanzioni economiche
Niger nel caos, dopo il colpo di stato della settimana scorsa.
Migliaia di persone hanno protestato domenica nella capitale del Niger, Niamey, per chiedere il ritiro dei 1.500 militari francesi presenti nel Paese centrafricano.
I leader della Comunità economica degli Stati dell'Africa Occidentale (Ecowas**,**di cui il Niger fa parte, insieme ad altre 14 Nazioni), riuniti in un vertice straordinario, ad Abuja (Nigeria), hanno minacciato un'azione militare contro la giunta golpista del Niger, guidata dal generale Abdourahamane Tchiani, se entro una settimana non verrà reintegrato il presidente democraticamente eletto Mohamed Bazoum, destituito dal colpo di stato.
L'intervento di Omar Alieu, presidente dell'Ecowas:
L'organizzazione africana ha, inoltre, deciso di “sospendere tutte le transazioni commerciali e finanziarie” tra i suoi Stati membri e il Niger e di congelare i beni di “funzionari militari coinvolti nel tentativo di colpo di stato".
Sanzioni economiche
Mentre l'ambasciata francese a Niamey è stata presa d'assalto dai manifestanti, Francia e Unione europea puntano a sanzioni economiche: hanno sospeso la cooperazione in materia di sicurezza e gli aiuti finanziari al Niger, e gli Stati Uniti potrebbero fare altrettanto, ha confermato il Segretario di stato Antony Blinken.
In un comunicato, il presidente francese Emmanuel Macron sostiene le sanzioni economiche e finanziarie decise contro la giunta militare del Niger, per porre fine al colpo di stato.
Ma per le strade della capitale monta il sentimento popolare anti-Francia e anti-Occidente e fa temere che il Niger possa orientarsi verso la Russia.
A Niamey, alcuni dei manifestanti davanti all'ambasciata francese hanno cantato "Lunga vita alla Russia", "Lunga vita a Putin" e "Abbasso la Francia".
Altri Paesi africani, come Mali e Burkina Faso, sono entrati nella sfera d'influenza di Mosca proprio dopo i rispettivi recenti colpi di stato, che hanno portato i militari al potere.
Ma per le strade di Niamey, c'è anche chi si oppone al colpo di stato e chiede il ritorno del presidente Bazoum.
Il Niger - 20 milioni di abitanti, uno dei Paesi più poveri al mondo - è considerato dall'Occidente un Paese chiave nella lotta anti-jihadista e fornisce anche il 20% dell'uranio europeo.