Orsi in Trentino: famiglia Papi, progetto fuori controllo

"Vogliamo giustizia e pretendiamo che il fenomeno sia arginato"
"Vogliamo giustizia e pretendiamo che il fenomeno sia arginato"
Di ANSA
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button
euronews pubblica le notizie d'ansa ma non interviene sui contenuti degli articoli messi in rete. Gli articoli sono disponibili su euronews.com per un periodo limitato.

(ANSA) – TRENTO, 05 LUG – “Sono passati tre mesi esatti dalla
tragedia e, purtroppo, dobbiamo constatare che non è cambiato
nulla. Anzi, si continua a parlare sempre e soltanto dell’orsa – delle sue condizioni di salute, di quello che le accadrà,
qualcuno ha addirittura detto che è stressata – dimenticando che
noi abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo un dramma immenso e
che non riusciamo a darci pace. È una vergogna quello che sta
accadendo”. Lo scrivono, in una lettera, i famigliari di Andrea
Papi, il 26enne ucciso lo scorso 5 aprile dall’orsa Jj4 nei
boschi in Trentino, rilevando come, ad oggi, “nessuno si è
scusato o si è preso la responsabilità di quanto accaduto”. “Andrea è stato il martire di un progetto politico che ora
risulta fuori controllo. Basta aggressioni e basta vittime:
vogliamo vivere tranquilli a casa nostra”, scrivono i
famigliari. “Andrea – si legge nella lettera – non è scivolato e caduto
su un sentiero in mezzo al bosco. È stata una tragedia attesa e
annunciata perché, nei mesi precedenti, si erano verificate
numerose altre aggressioni. Sull’orsa siamo sempre rimasti
neutrali e siamo stati attaccati su tutti i fronti. Noi amiamo
gli animali e non ci siamo mai dichiarati a favore
dell’uccisione dell’orsa che, tra l’altro, si trova a Casteller
e, di conseguenza, risulta al momento innocua. Il problema
semmai sono gli altri, quelli che girano per i boschi, ma l’orsa
è solo la punta di un iceberg alla cui base ci sono persone e
istituzioni che hanno permesso tutto questo. Vogliamo giustizia
e pretendiamo che il fenomeno venga arginato”. I famigliari, che chiedono di non chiamare il giovane
“runner”, precisano poi come nella zona in cui Andrea è stato
aggredito non ci fossero cartelli sulla presenza dell’orso e
quelli presenti, “alcuni dei quali tutti arrugginiti”, non
fossero “cautelativi ma informativi”. (ANSA).

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

USA: lo shutdown per ora è stato rinviato, ma non evitato

Borrell a sorpresa visita Odessa

Le notizie del giorno | 30 settembre - Serale