Il Programma alimentare mondiale è riuscito a raggiunto più di 600.000 persone vulnerabili da quando sono state riavviate le distribuzioni in Sudan
Nei prossimi giorni l'agenzia inizierà le distribuzioni nel Darfur centrale mentre sporadici scontri si sono avuti negli scorsi giorni l'esercito sudanese ha richiamato alle armi i riservisti e soldati in pensione per far fronte alle milizie paramilitari nemiche e chiede all'Onu di cambiare il proprio inviato nel paese.
Un cessate il fuoco poco reale
Lo scontro è con i paramilitari delle Forze di supporto rapido (RSF). Sporadici combattimenti sono continuati per tutta la settimana, anche se il cessate il fuoco secondo Arabia Saudita e Stati Uniti si starebbe perfezionando, tuttavia non ci sono reali segnali di distensione.
Crisi umanitaria senza fine
Molte delle attività di Medici senza frontiere (Msf) in Sudan, dove l'Ong opera anche in supporto della popolazione colpita dai recenti scontri, rischiano di essere sospese a causa dell'impossibilità di far entrare nuovo personale internazionale nel Paese. Lo riporta la stessa Ong in un comunicato.
Nonostante di recente l'Ong sia riuscita a ottenere alcuni visti, questi non sono sufficienti a sopperire alle carenze di personale sul terreno. E' inoltre difficile spostare le forniture essenziali dove vi è bisogno. "Ci sono diversi ostacoli tra i punti di ingresso nel Paese e i luoghi dove consegniamo gli aiuti - continua Abd-elrahman -. I saccheggi e gli attacchi alle strutture sanitarie e ai magazzini hanno ridotto notevolmente le nostre scorte già presenti nel Paese". L'Ong chiede perciò alle parti in conflitto in Sudan di "garantire l'accesso umanitario e di permetterci di assistere la popolazione sudanese".