Coinvolta in prima linea nella guerra in Ucraina, la Eussia si propone come mediatrice di pace nel conflitto in Sudan. E ospiterà a Mosca un vertice tra Azerbaigian e Armenia: per risolvere la vicenda del Nagorno-Karabakh
La Russia si propone come possibile mediatore nella guerra in Sudan.
Il vice ministro degli Esteri, Mikhail Bogdanov, ha espresso la disponibilità del suo Paese a fornire una piattaforma negoziale alle parti.
Dopo oltre un mese di combattimenti tra l'esercito sudanese e il gruppo paramilitare delle Forze di Supporto Rapido (Rapid Support Forces-RSF), la situazione umanitaria in Sudan è quantomai critica. Secondo le Nazioni Unite, sono necessari tre miliardi di dollari in aiuti d'emergenza.
La battaglia in corso è guidata dai due leader: il generale Abdel Fattah Burhan, leader de facto del Sudan e capo delle forze armate sudanesi, e dal generale Mohammad Hamdan Dagalo, capo delle RSF, appoggiate dal gruppo di mercenari russi Wagner.
Circa 1.000 persone hanno perso la vita dall'inizio della guerra e un milione di sfollati hanno dovuto fuggire in altri Paesi, soprattuto verso l'Egitto, che ha uno stretto rapporto di collaborazione con il Sudan.