In controtendenza alle decisioni del governo Conte, Giorgia Meloni sceglie il campo atlantista
Un piede in due scarpe. È quello che cerca di tenere l’Italia con Cina e Stati Uniti. Roma si trova di fronte a un bivio: non rinnovare l’iniziativa denominata “via della seta”, firmata dal governo Conte e che scade nel 2024 e riavvicinarsi a Washington allontandosi dal dragone oppure rinnovare l'accordo? Giorgia Meloni ha deciso per la prima ipotesi, ma quali sono i rischi per l’Italia? Un mancato rinnovo italiano potrebbe essere denunciato come infrazione al contratto?
Spiega la professoressa Silvia Menegazzi, della Luiss: “Il memorandum of understanding non è un contratto e quindi non ci sono implicazioni e doveri legali che le due parti devono rispettare. Ma è soprattutto un accordo fra le due parti che ha un significato soprattutto politico per la Cina e per l’Italia.
Da quando questa iniziativa è stata lanciata oltre dieci anni fa sono stati firmati centinaia di accordi. Il significato politico di questo accordo potrebbe riflettersi sulle relazioi politiche fra Cina e Italia”.
Eppure Giorgia Meloni ha deciso di interrompere questa collaborazione anche per rassicurare gli alleati. Restare nell’orbita d’influenza cinese indispettisce la Casa Bianca, ma la Meloni non vuole rompere definitivamente con Pechino anche per non danneggiare le aziende italiane. Probabile che verranno firmati con il dragone altri accordi, ma stavolta unicamente commerciali.
Se Roma ha deciso di uscire da quest’iniziativa però, non è solo per motivi politici, ma anche economici. Il presidente americano Joe Biden ha lanciato un grandioso piano di rilancio economico da ben 6,8 trilioni di dollari. Molte aziende italiane vogliono una fetta della torta, ma per partecipare alle licitazioni, Roma deve dimostrare di essere un alleato affidabile.
L’Italia potrebbe rischiare un disastro economico a non rinnovare questa iniziativa?
Francesca Ghiretti, analista della Merics: “Ritirarsi dalla via della Seta ha pochissimi svantaggi economici:, credo. Comporta probabilmente rischi economici marginal. Non mi aspetto che questi rischi economici siano enormi. Forse potremmo vedere azioni contro, ad esempio, i marchi di lusso in Cina tramite boicottaggio. Dipenderà dal fatto se la Cina veda tutto questo come qualcosa che danneggia i suoi interessi fondamentali o meno. Non credo che vedremo risposte dura (da Pechino)”.
Intanto tempo stringe visto che il 19 maggio si tiene a Hiroshima in Giappone il g7. E la Meloni dovrà rassicurare gli alleati.