Republika Srpska, ancora troppo razzismo verso gli omosessuali

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Comunità LGBTQIA+ Diritti d'autore Diritti d'autore Czarek Sokolowski/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved
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Di Debora Gandini
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La polemica è scoppiata di recente in seguito all'annuncio di Dodik che nei prossimi mesi sarà approvata una legge che vieterà ai membri della comunità gay LGBTQIA+ di entrare nelle scuole

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Nevena Zelenika, questo il nome della studentessa di 21 anni aggredita durante un corteo gay il mese scorso a Banja Luka. La ragazza ricorda ancora la rabbia di quei giovani contro la bandiera arcobaleno. E poi il linguaggio offensivo e le minacce: "Dovresti essere uccisa e data alle fiamme", hanno urlato. "Quei giovani teppisti mi hanno afferrato la mano per strapparmi la bandiera. Non è stato un attacco diretto contro di noi ma contro il messaggio che noi vogliamo mandare alla città", ha raccontato Nevena. 

Dopo quell’episodio sono stati danneggiati anche diversi locali delle organizzazioni non governative che sostengono i diritti LGBTQIA+Milica Pralica, Presidentessa dell'Associazione "Sharp Zero" racconta che un ragazzo venuto da Tuzla ora è un rifugiato politico negli Stati Uniti. "Durante il suo impegno da attivista, indossava un braccialetto di sicurezza. La comunità internazionale era preoccupata per la sua sicurezza, ma non le istituzioni della Srpska".

Intanto dai cittadini di Banja Luka le opinioni sulla comunità omosessuale sono contrastanti. C'è chi sostiene che essere gay è una malattia. "Possono andare dove vogliono ma non devono stare nellaRepublika Srpska", dice un uomo. C'è invece chi non ha nulla contro la comunità omossessuale basta non sbandierarlo in giro."

Le varie associazioni hanno lanciato un allarme sulla sicurezza delle persone omossessuali nella Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina. Danno la colpa alle istituzioni e alla retorica dei politici locali, in particolare al Presidente Milorad Dodik che in uno dei suoi discorsi aveva dichiarato: "Ci sono posti e isole in tutto il mondo dove essere gay è normale. Possono e devono andare in questi posti i gay. Questo è il mio pensiero, il nostro modo di vivere e sto cercando di proteggere il nostro modo di vivere."

La polemica è scoppiata di recente in seguito all'annuncio di Dodik che nei prossimi mesi sarà approvata una legge che vieterà ai membri della comunità gay LGBTQIA+ di entrare nelle scuole. Igor Crnadak, deputato, ex ministro degli Affari esteri ha sottolineato che "se il Primo ministro della Serbia venisse in Republika Srpska e volesse visitare una delle scuole che la Serbia ha aiutato e continua ad aiutare, non le sarebbe permesso entrare in quella scuola, solo perché è lesbica dichiarata."

Per ora le speranze degli attivisti di poter un giorno organizzare una parata del Pride a Banja Luka rimangono un sogno lontano.

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