Dall'Ucraina alla Polonia, ecco i ritratti delle donne impegnate nella tutela di diritti civili e ambiente
L'uguaglianza di genere è ancora "lontana 300 anni": è questo il duro monito delle Nazioni Unite, in occasione della Giornata internazionale della donna.
Lunedì, durante la sessione di apertura della Commissione sullo status delle donne, il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha affermato che anche i diritti delle donne sono "abusati, minacciati e violati in tutto il mondo".
"Le donne e le ragazze sono state cancellate dalla vita pubblica".
Ma, nonostante gli ostacoli e le difficoltà, ci sono ancora molte donne che conducono la lotta per ciò in cui credono.
La lotta per il diritto all'aborto in Polonia
Uno dei "luoghi più pericolosi per una donna incinta in Polonia è l'ospedale": Marta Lempart, attivista particolarmente impegnata nella lotta per i diritti delle donne e della comunità LGBT in Polonia e fondatrice del movimento "Donne di tutta la Polonia in sciopero".
È solo una delle migliaia di militanti che in Polonia cercano di rendere più accessibile l'assistenza sanitaria per le donne in gravidanza. Il Paese è spesso annoverato tra i più restrittivi in seno all'Unione europea per l'accesso all'aborto legale.
E perché Lempart considera gli ospedali così pericolosi? "I medici mettono la vita della madre e i suoi diritti al di sotto dei diritti del feto", ha detto la donna, "Non le garantiscono nemmeno un aborto legale".
Nel Paese dell'Europa orientale la procedura per l'accesso all'interruzione di gravidanza è stata quasi completamente accantonata. Ad alcune donne incinte, anche in situazioni estreme, è stato negato un trattamento efficace, al fine di proteggere il feto.
Ma la Lempart sostiene che, grazie al lavoro svolto dagli altri attivisti, in Polonia c'è ancora speranza.
Quando ha iniziato il suo lavoro nel 2016, il sostegno alla legalizzazione dell'aborto si aggirava intorno al 37%. Da allora questa percentuale è cresciuta fino al 70%, secondo i sondaggi.
Sostegno alla comunità trans ucraina
Quando è iniziata la guerra in Ucraina, l'appartamento di Anastasiia Yeva Domani è diventato un centro di assistenza umanitaria per la comunità trans del Paese.
"Il nostro obiettivo non era quello di mobilitare la comunità, né di sostenere o cambiare la legislazione, ma di aiutare innanzitutto le persone, con cibo, denaro, ormoni e farmaci", ha dichiarato a Euronews Domani, cofondatrice di Cohort.
Per alcune donne trans che vivono in Ucraina, l'aiuto si traduce anche in supporto legale.
Molti membri della comunità trans riportano sui documenti indicatori di genere che non corrispondono alla realtà dei fatti, come ad esempio le donne trans che sui documenti figurano come uomini. Questo può causare problemi a chi cerca di fuggire dall'Ucraina a causa del divieto di lasciare il Paese per gli uomini in età militare. E può anche creare problemi quando si tratta di ordini di mobilitazione per arruolarsi nell'esercito.
Per questo motivo, l'organizzazione di Anastasiia Yeva Domani sta aiutando queste donne a ottenere assistenza legale per rimuovere i loro nomi dalla registrazione militare dell'Ucraina o per ottenere i documenti giusti per trasferirsi all'estero.
All'inizio dell'invasione su larga scala dell'Ucraina da parte della Russia, tra i 1.000 e i 2.000 membri della comunità trans ucraina sono riusciti a lasciare il Paese. Ma molti di loro erano attivisti per i diritti umani, lasciando un vuoto che doveva essere colmato.
Per questo, Domani sta contribuendo all'organizzazione di due conferenze a Kiev e Leopoli nel mese di marzo.
Insieme per il clima
Come molte persone della sua generazione, Zanna Vanrenterghem ha iniziato ad avvicinarsi alle associazioni ambientaliste in lotta contro il cambiamento climatico quando ha visto "Una scomoda verità", il documentario promosso dall'ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore.
Vanrenterghem si è prima unita a un gruppo di attivisti per il clima in Belgio, Climate Express, prima di diventare capo progetto di Greenpeace Belgio, che fa pressione sul governo per l'abbandono dei combustibili fossili.
"Gli effetti del cambiamento climatico sono diventati ancora più evidenti in Europa, spingendo sempre più persone a impegnarsi in prima persona. Non ho mai visto così tante persone battersi per il clima", ha dichiarato Vanrenterghem a Euronews.
Secondo l'Unione europea, negli ultimi 40 anni gli eventi legati al clima hanno causato perdite per oltre 487 miliardi di euro.
Sempre negli ultimi 40 anni, si ritiene che più di 138.000 persone siano morte a causa di eventi naturali estremi legati al cambiamento climatico in Europa.
"Sono pochissime le persone in Europa che non abbiano vissuto le conseguenze di ondate di calore, incendi boschivi o siccità", ha aggiunto Vanrenterghem, che ha anche sottolineato l'importanza di un approccio sociale al problema: "Il nostro sistema economico è costruito sulla disuguaglianza strutturale, sulla disuguaglianza tra uomini e donne, sulla disuguaglianza tra classi più ricche e classi più povere. E questa disuguaglianza strutturale è qualcosa che dobbiamo smantellare perché, finché sarà parte del sistema, non c'è modo di mettere tutti d'accordo per affrontare il cambiamento climatico".
Il cambiamento di atteggiamento verso le donne in Ucraina
Per molte attiviste ucraine, come Taya Gerasimova, la guerra ha prodotto una drastica trasformazione sia nel modo di lavorare che nell'atteggiamento dell'opinione pubblica nei confronti delle donne.
Gerasimova è uno dei membri della Women's March Ukraine, un gruppo che organizzava regolarmente marce per i diritti delle donne prima dell'invasione russa. Il loro obiettivo principale era la ratifica da parte di Kiev della Convenzione di Istanbul, trattato internazionale che impone alle nazioni di combattere attivamente gli abusi domestici.
Una volta iniziata la guerra, Women's March Ukraine si è rapidamente trasformata in un centro umanitario, rispondendo a oltre 35.000 richieste di aiuto, creando 3 nuovi rifugi e aiutando circa 7.000 persone a trovare alloggio all'estero.
Ma se Gerasimova ha descritto le donne come "il gruppo più vulnerabile in Ucraina" - soprattutto se si prendono cura di molti bambini, anziani o persone con disabilità - ha aggiunto di aver assistito anche a un cambiamento negli atteggiamenti sessisti nell'ultimo anno.
Nel 2018, il 29% delle persone che hanno risposto a un sondaggio dell'Ong ucraina Insight si è detto d'accordo con il fatto che "le donne dovrebbero sempre obbedire ai loro mariti".
Nel 2022, questo numero è sceso all'8%.
Secondo Gerasimova, il cambiamento è dovuto in parte al fatto che "le donne sono diventate un po' più visibili nella vita sociale. Ora ci sono molte donne volontarie, che si arruolano nell'esercito e che fanno volontariato".