Si salverà la corrida in Francia?

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Di Alberto De Filippis
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Cinque giorni prima che l'Assemblea nazionale francese discuta un disegno di legge per abolire la corrida il 24 novembre, persone, a favore e contro, hanno manifestato in diverse parti della Francia.

I parlamentari della commissione legislativa hanno respinto le richieste di divieto della corrida. Una votazione completa sulla questione è prevista per il 24 novembre, la prima volta che l'Assemblea nazionale prenderà in considerazione la messa al bando di questa pratica tradizionale.

I manifestanti contro la corrida hanno ricordato che l'abuso di animali è un reato registrato nel codice penale francese, che, in alcuni casi, può portare a cinque anni di reclusione.

Dice una manifestante contro la corrida: “Non c'è nulla che giustifichi la corrida. Ciò che è particolarmente fastidioso è che la maggioranza dei francesi è contraria e purtroppo i deputati non la seguono”.

Centinaia di persone hanno invece manifestato sabato in diverse città come Dax, Bayonne, Auch o Béziers, per dire "sì alla corrida" di fronte a un disegno di legge che mira ad abolirla.

I tifosi giustificano la loro contrarietà al divieto, oltre che per tradizione, dall'economia che circola intorno alla corrida, molto in voga in città come Nîmes.

Così un dimostrante pro-corrida: "Vogliamo vivere alla nostra maniera e non vogliamo che il nostro modo di vivere sia dettato da persone che non conoscono la nostra cultura".

Attualmente la coalizione di sinistra ha 151 dei 577 seggi dell'Assemblea Nazionale, quindi l'iniziativa, se andrà in fase di voto, avrebbe bisogno del sostegno di altri gruppi per avere successo. Il partito di governo, che ha una maggioranza relativa di 266 deputati, ha affermato che si opporrà alla proposta sostenendo che è una tradizione molto popolare in alcune zone del Paese.

(Le corride in Francia hanno avuto diversi alti e bassi nella loro storia. Durante parte del XIX secolo furono proibite, poi reintrodotte dall'arrivo della spagnola Eugenia de Montijo, moglie di Napoleone III e proibite di nuovo anni dopo.