Cresce il numero degli aventi diritto che non si sono recati alle urne. Tra difficoltà logistiche e alienazione dalla politica, le cause dell'astensionismo in Italia
Il "Pd'a", il partito degli astensionisti, si afferma ancora una volta nei dati sull'affluenza pubblicato alle 19 dal ministero dell'Interno: ha votato il 51,16% degli elettori, circa l'8% in meno rispetto al 2018, quando, alla stessa ora, si era recato alle urne il 58,40% degli aventi diritto.
Affluenza in calo
Dai dati relativi al 2021 del Rapporto sul benessere equo e sostenibile curato dall'Istat, emerge come la fiducia degli italiani nei confronti della politica sia particolarmente bassa. Su una scala di apprezzamento che va da 0 a 10 infatti i partiti politici si fermano a 3,3.
Pesa in particolare la disaffezione dei giovani nei confronti della politica. Secondo un sondaggio di Youtrend, l'84% delle persone crede che in questa campagna elettorale non si stia facendo abbastanza per loro.
Secondo un report del 2019 sulla partecipazione politica dell’Istat il 27 per cento dei 18-19enni e circa un quarto dei 20-24enni non partecipa in alcun modo alla vita politica, né in maniera attiva (partecipando a manifestazioni, seguendo comizi o partecipando alle attività di un partito), né in maniera passiva (informandosi sulle questioni politiche).
Ma non sono solo ragazzi e ragazze ad essere disillusi dalla politica. Dal 1979 il trend è costante: alle scorse elezioni comunali il 45% degli elettori non si è recato alle urne. E se si dovesse confermare il numero, previsto dai sondaggi, del 30,5% di astensione, si quintuplicherebbe il dato record degli anni '70.
Le cause dell'astensionismo
Sono diversi i motivi che spingono i cittadini a non esercitare il diritto che più di tutti garantisce la partecipazione alla democrazia italiana. Da una critica radicale al sistema partitico alla difficoltà di recarsi alle urne (l'Italia è l'unico Paese europeo che non garantisce il diritto di voto a distanza ai fupri sede). La commissione di studio promossa dalla presidenza del consiglio dei ministri per ridurre l'astensionismo, ha individuato tre principali categorie:
- Involontari (impedimenti dovuti a problemi di età/salute o distanza dal seggio: 16-18% stima sul totale degli elettori)
- Indifferenti (scarso interesse, disinformazione: 9-11%)
- Alienati (critica radicale, insoddisfazione, sfiducia: 16-20%)
Per quanto riguarda gli astensionisti involontari, la commissione sottolinea come su questa componente influisca in maniera significativa l’aumento dell’età media della popolazione (la popolazione sopra i 75 anni è passata in 70 anni da 1,2 a 7 milioni) e, conseguentemente, dei problemi di spostamento. Ma l’astensionismo involontario non riguarda solamente gli anziani. L'11% degli aventi diritto si trova lontano dal proprio comune di residenza per motivi di studio, lavoro o anche semplicemente per turismo e attività sportive.
Una difficoltà logistica che spesso, anche per motivi economici, diventa un forte disincentivo al voto: anche 10 ore di treno da Milano a Bari, con costi che, nonostante gli sconti delle compagnie ferroviarie toccano i 100 euro tra andata e ritorno.
Per ridurre la percentuale degli astensionisti involontari, la commissione ha proposto alcune soluzioni tra cui, in particolare, la digitalizzazione della tessera e delle liste elettorali (election pass) e la concentrazione degli appuntamenti in massimo due eventi all’anno (election day).
Per quanto riguarda invece la percentuale di indifferenti e alienati, questo tipo di mancata partecipazione secondo la commissione, è difficile da ridurre attraverso misure e strumenti di promozione di carattere istituzionale. Alle forze politiche il compito di coinvolgere i cittadini e renderli partecipi della vita nei palazzi.
Astensionismo e povertà
Un'altra variabile, oltre a quelle individuate dalla Commissione della presidenza del consiglio, potrebbe essere utile a spiegare il forte astensionismo della popolazione italiana: la povertà.
Secondo un report Istat, elaborato dal Corriere della Sera, più è alta la percentuale di famiglie in povertà relativa (standard di una famiglia di due persone con consumi totali uguali o inferiori al consumo medio pro capite), più è alta la percentuale di astensionismo. A colpire è anche la forte disuguaglianza territoriale, a scapito delle regioni del Sud, in cui vi sono più famiglie povere e meno persone che si recano alle urne.
Ancora più importante di questo dato, sottolinea Riccardo Cesari, docente di matematica presso l'Università degli Studi di Bologna, la povertà educativa povertà economica ed educativa, misurabile con il dato dei Neet (Not in employment, education or training), sono dati ancora più importanti: maggiore è la percentuale di Neet e il numero di disoccupati, maggiore è la percentuale di astensione.
"Il risultato finale", afferma Cesari, "indica che le politiche educative ed economiche per i giovani rappresentano la chiave fondamentale per ridare senso e vigore a un sistema politico-sociale avviato su una pericolosa deriva che sta togliendo il “demos” alla democrazia".