Mosca ha rilasciato 215 soldati ucraini e 10 combattenti stranieri. È la più grande procedura congiunta di liberazioni dall'inizio della guerra
Uno scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina ha riportato in patria decine di soldati appartenenti ai due eserciti in guerra. La liberazione di un gruppo di 215 combattenti ucraini, che comprende alcuni vertici del battaglione Azov impegnati nella difesa dell'acciaieria di Mariupol nei primi mesi del conflitto, ha fatto scattare il rilascio da parte di Kiev di 55 soldati russi e dell'imprenditore Victor Medvedchuck, capo politico del partito filorusso in Ucraina ora messo al bando.
La mediazione di Turchia e Arabia Saudita ha facilitato anche la liberazione di alcuni combattenti stranieri che si erano uniti alle truppe ucraine. Il presidente USA Joe Biden e il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan hanno ringraziato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il principe saudita Mohammed bin Salman per lo sforzo diplomatico che ha portato al ritorno in patria di due cittadini statunitensi. Lo ha stesso ha fatto la prima ministra britannica Liz Truss, felice di accogliere la liberazione dei cinque connazionali.
Tornati nella Federazione
In Russia, decine di soldati e separatisti provenienti da Donetsk e Luhansk sono arrivati nella notte prima di essere trasferiti in ospedali militari per essere visitati.
Mentre alcuni tornano, altri si preparano ad andare al fronte, come sta capitando già con i primi dei 300 mila riservisti mobilitati ieri per decreto presidenziale, che ha portato a centinaia di arresti nelle proteste successive all'annuncio del presidente russo Putin. Per ora il richiamo è limitato ai riservisti, ma molti temono che venga esteso a tutta la popolazione.