La spia venuta dal freddo alla base Nato di Napoli

La presunta spia russa
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Maria Adela era il falso nome della spia russa che, secondo un'inchiesta giornalistica internazionale a cui ha partecipato anche Repubblica, a Napoli cercava di infiltrare la base Nato tessendo un'ampia rete di rapporti sociali

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Ha fatto perdere le sue tracce qualche anno fa, nel 2018, nessuno, ora sa dov'è. Ma la sua storia è da film, così come le sue tante vite in una. Maria Adela, si faceva chiamare, Maria Adela Kuhfeldt Rivera, nata in Perù da padre tedesco l'identità completa; ma il suo vero nome sarebbeOlga Kolobova e, secondo un'inchiesta di quattro testate europee, è figlia di un colonnello russo, russa di Ekaterinburg: 6 lingue, spregiudicatezza, dinamismo e fascino, per anni avrebbe tentato di infiltrare la base Nato di Napoli grazie ad una fitta rete di relazioni in città. 

L'inchiesta di 4 testate giornalistiche

Per Der Siegel, La Repubblica, Bellingcat e il suo affiliato russo The Insider, Maria Adela è una spia del Gru, i servizi militari russi. Queste testate in consorzio hanno lavorato per ricostruire la sua storia di contemporanea Mata Hari, una carriera cresciuta intorno a una base militare già assurta agli onori della cronaca per l'arresto di un militare francese di stanza lì, anche lui spia russa, ora in carcere.

Non è chiaro se la donna sia riuscita ad ottenere le informazioni che cercava, ma è certo che intorno a lei aveva costruito una rete di rapporti notevole. Attiva in un club Lions, imprenditrice nel settore dell'oreficeria, aveva stretto anche delle relazioni sentimentali, anche con un militare della base, secondo Repubblica. 

Dal 2018 le sue tracce si sono perse all'improvviso. Niente più risposte a messaggi, email e chiamate. Sparita nel nulla la donna ricompare con un post su facebook che racconta di una malattia, un tumore, una chemioterapia. 

La replica dell'ambasciata russa all'indagine giornalistica pubblicata oggi è una vignetta satirica pubblicata sui suoi canali social "Se vedi gli 007 russi ovunque, forse leggi troppo la Repubblica...", si legge nella didascalia, sopra un uomo seduto su una panchina che si guarda sospettoso intorno.

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