Covid, guerra in Ucraina e inflazione trascinano al ribasso le stime di crescita. Quadro critico anche per l'Italia, ma nel 2022 cresce più del previsto
Il rallentamento dell'economia in Cina e Stati Uniti trascina al ribasso le stime mondiali. Per il Fondo monetario internazionale il 2023 è a rischio recessione.
Per gli Stati Uniti "una recessione tecnica potrebbe già essere iniziata" avverte l'Fmi. Le cause sono note: Covid, guerra in Ucraina e inflazione. In particolare il Fondo monetario chiede di mettere un freno all'impennata dei prezzi senza indugio.
"L'economia globale si deve ancora riprendere dalla pandemia e dall'invasione russa dell'Ucraina - dice Pierre-Olivier Gourinchas, capo economista Fmi - Ci troviamo di fronte a prospettive cupe e incerte. La crescita della produzione globale è stata rivista al ribasso al 3,2% quest'anno e al 2,9% l'anno prossimo, mentre l'inflazione è stata rivista al rialzo al 6,6% nelle economie avanzate e al 9,5% nelle economie emergenti". "Le tre maggiori economie del mondo, Stati Uniti, Cina ed Europa, sono in fase di stallo" avverte l'economista dell'Fondo monetario.
In un quadro difficile l'Italia, ma è l'unico paese fra quelli del G7 per il quale il pil del 2022 viene rivisto al rialzo grazie al turismo e all'attività industriale. Mentre nel 2023 la crescita sarà bloccata allo 0,7 percento.
"Vediamo un significativo rallentamento della crescita in Italia nel 2023 a +0,7%, un punto percentuale in meno rispetto alle stime di aprile" dice il capo economista del Fmi, Pierre-Olivier Gourinchas, spiegando che la frenata è legata agli alti prezzi dell'energia, ma anche alla stretta delle condizioni finanziarie. L'Italia è comunque sostenuta dal turismo e dai fondi europei, aggiunge Gourinach osservando come nello scenario di base per l'Italia, stilato prima degli ultimi sviluppi politici, le riforme sono incluse.