Nessuna tregua per la stremata popolazione civile in Ucraina. Continuano gli attacchi russi sulle città. Ribadita la richiesta di corridoi umanitari
Nessuna postazione militare, ma edifici residenziali e un centro commerciale sono stati i bersagli di un attacco russo a Podil, appena fuori Kiev. Le autorità ucraine parlano di un'enorme esplosione che ha scosso la città: una vittima certa, ma il bilancio è provvisorio.
Intanto, l'Ucraina respinge la richiesta della Russia di consegnare Mariupol, altra città sotto assedio.
"A Mariupol, gli aerei russi hanno lanciato una bomba su una scuola d'arte. La gente si nascondeva lì. Si nascondeva dai bombardamenti. Non c'erano postazioni militari. C'erano circa quattrocento civili" dice il presidente ucraino Zelensky.
Negoziati ma non resa, ha ribadito il leader ucraino.
Dal canto suo, Mosca chiede che a Mariupol siano deposte le armi: "Chiediamo alle unità delle forze armate dell'Ucraina, ai battaglioni di difesa territoriale, ai mercenari stranieri di fermare le ostilità, deporre le armi e, lungo i corridoi umanitari concordati con la parte ucraina, entrare nei territori controllati da Kiev" dichiara Mikhail Mizintsev, capo del centro di controllo della difesa nazionale russa.
Secondo l'agenzia di stampa Tass, a Mariupol ci sarebbero ancora 130mila civili.
Anche la città nord-orientale di Charkiv ha subito pesanti bombardamenti, ma rimane nelle mani delle autorità ucraine. La maggior parte della sua popolazione civile è fuggita verso ovest.
Il problema di chi scappa dalla guerra si fa sempre più pressante, come sottolinea in un tweet Filippo Grandi, alto commissario dell’Unhcr.
Nel tweet: "Tra le responsabilità di chi fa la guerra, ovunque, c’è la sofferenza inflitta ai civili che sono costretti a fuggire dalle loro case. La guerra in Ucraina è così devastante che 10 milioni sono fuggiti, sia sfollati all’interno del Paese, sia come rifugiati all’estero”.