Il governo di Erevan ha chiesto al Tribunale internazionale di L'Aia che Baku liberi i prigionieri catturati durante il conflitto e ha accusato il governo dell'Azerbaigian di alimentare l'odio etnico. La replica azera: "Nostro operato non mosso da animosità etnica"
Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian si sposta nelle aule del tribunale internazionale dell'Aja. Questo giovedì l'Armenia ha accusato Baku di alimentare l'odio etnico e ha chiesto alla corte di obbligare l'Azerbaigian a liberare tutti i prigioneri catturati un anno fa durante il conflitto nella regione separatista del Nagorno-Karabakh.
Per il rappresentante armeno a L'Aia, Yeghishe Kirakosyan, "l'odio etnico che le autorità dell'Azerbaigian vomitano quasi quotidianamente è così pervasivo che quasi tutta la società azera ne è colpita. Generazioni su generazioni sono indottrinate con questa cultura della paura e dell'odio verso tutto ciò che è armeno".
Il vice ministro degli esteri dell'Azerbaigian, Elnur Mammadov, ha accusato a sua volta l'Armenia di attuare una puliza etnica nella regione e ha chiesto alla Corte di respingere le richieste di Erevan: "Muovendosi per liberare i suoi territori dall'occupazione illegale dell'Armenia, l'Azerbaigian ha agito, o meglio ha reagito, non per animosità etnica, ma in risposta all'uso palese e illegale della forza contro il suo popolo sul suo territorio sovrano", ha detto Mammadov.
Sono più di 6.500 le persone morte durante il conflitto dello scorso anno nel Nagorno-Karabakh, durato poco più di un mese. La regione si trova nel territorio dell'Azerbaigian, ma è controllata da forze di etnia armena, sostenute dal governo di Erevan, dalla fine della guerra separatista nel 1994.