Riforma della giustizia polacca: braccio di ferro con Bruxelles

La Suprema Corte di Varsavia
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Di Magdalena Chodownik
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La corte europea ha bocciato il sistema di valutazione dei giudici. Entro il 16 agosto la Polonia dovrà adeguarsi o verrà sanzionata

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Continua il braccio di ferro tra Bruxelles e Varsavia sulla contestata riforma della giustizia.

La Camera disciplinare creata per vigilare sui giudici polacchi è stata dichiarata illegale dalla Corte di giustizia dell'Unione europea.

Ma la Corte costituzionale polacca non sembra propensa a seguire le direttive.

L'avvocato che ha perorato la causa dei cittadini che vogliono abolire la riforma ritiene che la Polonia sia obbligata a eseguire la sentenza. "In base all'articolo 9 della Costituzione, la Polonia segue il diritto internazionale, la sentenza è pertanto vincolante. Ci siamo appellati anche alla Corte Costituzionale perché recepiscano queste disposizioni a tutela dei nostri cittadini" dice Maciej Taborowski.

Igor Tuleya è un giudice - fortemente critico contro la riforma - che è stato privato della sua immunità dalla Camera disciplinare e sospeso. Tuleya è accusato di violazione della segretezza delle indagini. La presunta violazione è avvenuta quando Tuleya ha permesso alla stampa di ascoltare le motivazioni di uno dei suoi verdetti. Ma secondo la Corte europea di giustizia, ora dovrebbe poter tornare al lavoro.

"Presenterò una domanda al presidente del tribunale, una domanda di ammissione a giudizio, per tornare a svolgere il servizio di giudice e vedremo cosa farà il presidente - dice Tuleya - Se il presidente rispetta la legge, ovviamente, dovrebbe permettermi di andare in aula".

Per Tuleya la Camera disciplinare mina fortemente l'indipendenza della magistratura.

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Questo non è un tribunale, ma una formazione fatta per contrastare i giudici che cercano di essere indipendenti. Questo è anche un avvertimento per l'intera Europa, perché distruggere i tribunali e lo stato di diritto in Polonia significa distruggere i tribunali in tutta l'Unione.
Igor Tuleya

Il governo polacco, al contrario, crede che la decisione della Corte europea sia fortemente ingiusta.

"L'Unione europea non ha competenza sul modo in cui i sistemi giudiziari sono organizzati negli Stati membri - dice il vice ministro per gli Affari esteri, Paweł Jabłoński - Se non ha questa competenza in Germania, Spagna, Repubblica Ceca, Danimarca, non può averla neanche in Polonia. Ogni Stato membro dovrebbe essere trattato allo stesso modo. Non vogliamo niente di più e niente di meno".

Entro il 16 agosto la Polonia dovrà uniformarsi alla sentenza della Corte europea, altrimenti scatteranno le sanzioni. Nel frattempo, su richiesta del primo ministro , la Corte costituzionale polacca dovrebbe pronunciarsi su quale legge abbia la priorità: se quella nazionale o quella europea. Una decisione da cui dipenderanno i rapporti futuri tra Varsavia e Bruxelles.

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