La Polonia ha inviato una lettera alla Commissione europea annuniciando lo scioglimento dell'organo di controllo dei magistrati, dopo un verdetto della Corte di giustizia Ue. Tuttavia promette una soluzione alternativa, per punire i magistrati che abusano del loro potere
La Polonia fa una retromarcia nella sua riforma della giustizia. In una lettera inviata alla Commissione europea il governo ha annunciato lo scioglimento della camera disciplinare della Corte suprema, oggetto di un braccio di ferro fra Varsavia e Bruxelles e di una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea.
L'organismo, creato nel 2017 per sorvegliare i comportamenti dei giudici, era accusato di minare il principio della separazione dei poteri e di essere un potenziale mezzo di intimidazione dei magistrati, visto che i suoi membri venivano indirettamente scelti dal Parlamento attraverso il Consiglio nazionale della magistratura (che è di nomina politica ed eleggeva a sua volta i componenti della camera disciplinare).
L'esecutivo comunitario aveva chiesto alla Polonia di dare seguito, entro il 16 agosto, alla sentenza di metà luglio della Corte di giustizia dell'Unione europea, che aveva ordinato la chiusura dell'organo di controllo dei magistrati.
Per evitare sanzioni finanziarie il Paese ha deciso di rispettare il verdetto, ma il governo polacco ha ribadito la necessità di un organismo che punisca i magistrati che infrangono la legge o abusano della loro posizione.
Il leader del partito di maggioranza Diritto e Giustizia, il conservatore Jarosław Kaczyński, ha annunciato l'esame a settembre di una soluzione alternativa.