Il primo ministro armeno stravince le elezioni legislative anticipate con il 53,9 per cento, secondo dati ufficiali. Il suo concorrente Kocharyan si ferma al 21 per cento. Ora Pashinyan spera di aver chiuso definitivamente la crisi politica causata dall'accordo di pace sul Nagorno-Karabakh
L'Armenia conferma Nikol Pashinyan, che secondo i dati ufficiali della Commissione elettorale nazionale, ha conquistato il 53,9% dei voti.
Brogli?
Accolto da una folla di sostenitori al momento del voto, Il primo ministro armeno risulta vincitore delle elezioni legislative anticipate: il suo partito Contratto Civile ha superato nettamente Alleanza Armenia, il movimento dell'ex presidente Robert Kocharyan, fermo al 21%, che - però - denuncia brogli.
L'uomo del popolo "salvato" dal popolo
Nikol Pashinyan dichiara subito dopo l'annuncio della vittoria:
Le elezioni anticipate sono state indette da Pashinyan nel tentativo di mettere fine alla crisi politica (e alla rabbia di una parte dell'opinione pubblica), generata dal recente conflitto nel Nagorno-Karabakh e dall'accordo di pace con l'Azerbaigian firmato da Pashinyan a novembre, che ha causato mesi di proteste di piazza in tutta l'Armenia.
Il Parlamento entrante potrebbe ripristinare Pashinyan come primo ministro o sceglierne uno nuovo, ma la conferma di Pashinyan sembra scontata.
46 anni, giornalista e capo dell'opposizione, nel 2018 Pashinyan fu il cosiddetto "uomo del popolo" che salvò l'Armenia dalla deriva totalitarista dell'allora presidente Sargsyan, dopo mesi di proteste popolari nella capitale Erevan e in tutto il paese. Il "paladino" del cambiamento era proprio Pashinyan. Che, ironia della sorte, meno di tre anni dopo divenne lui stesso il bersaglio delle manifestazioni, al grido di "Pashinyan dimettiti!"
Stavolta, il popolo lo ha salvato. Almeno alle urne.
Una pace "contestata"
L'accordo di pace mediato da Mosca ha messo fine a sei settimane di combattimenti tra le forze armene e azere, con l'Azerbaigian che ha ottenuto il controllo su diverse province del Nagorno-Karabakh che erano formalmente sotto l'amministrazione della autoproclamata repubblica.