L'Italia sugli scudi. Le aziende di fronte alle loro responsabilità. L'intervista a Franco Roberti

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Di Alberto De Filippis
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L'ex procuratore Franco Roberti in un'intervista dove spiega la sua battaglia per spingere le aziende ad ammettere le proprie responsabilità quando commettono danni ambientali

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Bruxelles ha deciso. Le aziende che inquinano dovranno assumersi la responsabilità penale dei danni ambientali provocati. Un tema importante in questa Green Week europea che si apre all'insegna dell'inquinamento zero per il 2050. Abbiamo parlato con Franco Roberti che tanto ha combattuto per questa risoluzione dell'eurocamera. 

Alberto de Filippis: Quali i motivi di questa risoluzione? 

Franco Roberti: Innanzitutto è scaturita dalla necessità di aggiornare la normativa in tema di responsabilità penale e civile delle imprese. Una normativa che risaliva al 2004 per la parte civile e alla penale al 2008 e che stava dimostrando sia i suoi limiti nei vari paesi, ma anche la sua incapacità di armonizzare gli ordinamenti nazionali in questa materia che oggi è di primaria importanza. Essa si accompagna al grande progetto del green new deal,  quello delle responsabilità delle imprese per i danni ambientali. Dico con orgoglio che l’europarlamento, anche su mia richiesta,  dopo sei mesi di iter legislativo, nell’ultima plenaria di maggio ha indicato i settori di miglioramento della normativa e formula raccomandazioni specifiche che la commissione dovrà recepire nelle prossime sessioni.

Alberto de Filippis: C’era bisogno di questi provvedimenti perché le leggi non sono abbastanza moderne? Perchè anche la delinquenza si è adattata?

Franco Roberti: L’una e l’altra cosa. Le leggi di una volta non sono più sufficienti. E’ cambiata la fenomenologia del danno ambientale. Si è estremamente ampliata e si è estesa ad altre tipologie di lavorazioni che producono danni. Pensi per fare un esempio al commercio di animali esotici. Esempio che puo’ avere ricadute anche sulle tematiche delle pandemie. Poi perchè molti stati, non l’Italia devo dire, perchè l’Italia ha implementato bene questa normativa nel 2015, molti altri paesi non sanno farlo o non la applicano con la dovuta attenzione. La prima richiesta che ho fatto è stata quella di convertire la direttiva in regolamento. Un regolamento entra immediatamente in vigore nelle giurisdizioni dei 27 paesi. Favorisce l’armonizzazione che è quello che vogliamo. E’ lo stesso concetto che si è verificato con la pandemia. O ci si salva tutti o non si salva nessuno. Il danno ambientale non puo’ essere contenuto in alcuni paesi e meno in altri. I danni ambientali sono estensivi ed espansivi e debbono essere regolamentati in modo uguale in tutti i paesi.

Alberto de Filippis: Quali i principi, se ci sono, che vi hanno spinto a cambiare la legislazione? 

Franco Roberti: Abbiamo anche constatato che andava introdotto e affermato un altro principio: chi inquina paga.Non si puo’ scaricare sui contribuenti l’onere di riparare i danni ambientali. Quindi una forma di assicurazione obbligatoria dovrà essere introdotta speriamo presto in tutti gli stati per favorire l’affermazione di questo principio: chi inquina paga

Alberto de Filippis: Quanto tempo ci vorrà prima che il dispositivo venga implementato?

Franco Roberti: Il parlamento europeo lo ha approvato. Adesso ci sarà la conversione da direttiva a regolamento e quindi il regolamento sarà esecutivo negli ordinamenti interni di tutti gli stati. Bisognerà dunque aspettare che i vari paesi implementino la direttiva e su questo piano in questi anni purtroppo non sempre le cose sono andate bene.

Alberto de Filippis: Le organizzazioni malavitose stanno usando il covid per fare profitti?

Franco Roberti: Il rischio che le organizzazioni mafiose transnazionali approfittino di questa situazione per moltiplicare i loro profitti illeciti, per accaparrarsi fette del Next generation EU, è un rischio molto concreto segnalato non solo da me, ma anche da Europol e da tutte le autorità giudiziarie di polizia internazionale. Per questo la Commissione Curopea ha lanciato una comunicazione pochi giorni fa per una nuova strategia contro il crimine organizzato che tiene conto proprio di queste nuove prospettive criminose che stanno spalancando per le organizzazioni criminali che si stanno gettando in nuovi mercati. Ad esempio i medicinali contraffatti, forse anche quello dei vaccini (contraffatti), il traffico di rifiuti, la tratta di esseri umani, essendo aumentata anche la richiesta di manodopera tutti settori, in cui l’intervento malavitoso sarà incrementato anche a causa della pandemia senza dimenticare settori nuovi che si sono aperti in conseguenza della pandemia. E’ un pericolo enorme. Una delle condizionalità che il consiglio europeo e l’Unione Europea hanno posto per poter accedere e gestire i fondi del Next Generation EU, è il rispetto dello stato di diritto che significa anche il contrasto efficace alle organizzazioni malavitose. Noi tutti ci stiamo attrezzando. L’italia in particolare con la riforma della giustizia civile e penale, ma anche per quanto riguarda il contrasto alla criminalità organizzata attraverso una più serrata cooperazione fra stati europei. un obiettivo che è anche quello delle nayioni Unite che hanno rilanciato la convenzione di Palermo contro il crimine organizzato anche nel nome e ricordo di Giovanni Falcone.

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