Brasile, il ritorno di Lula dopo la decisione della Corte Suprema

Brasile, il ritorno di Lula dopo la decisione della Corte Suprema
Diritti d'autore Andre Penner/Copyright 2021 The Associated Press. All rights reserved
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Di Stefania De Michele
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La Corte Suprema brasiliana fa decadere le accuse di corruzione nei confronti dell'ex capo dello Stato, che può candidarsi alle elezioni del 2022

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Corrotto, anzi no.
La Corte Suprema brasiliana ha recentemente lasciato decadere le accuse pendenti su Luiz Inácio da Silva.
Un ribaltamento di gioco, un nuovo schema che riporta in campo, a sinistra, l'ex presidente. A 75 anni, dopo aver trascorso 580 giorni di carcere, Lula ha riacquistato i diritti politici e può tornare in corsa per le elezioni presidenziali del 2022.
La decisione dei giudici apre scenari politici, che rimettono in discussione il nuovo mandato di Jair Bolsonaro. Sul cattivo operato di Lula, l'attuale capo dello Stato aveva basato tutta la sua campagna elettorale.

"La campagna per il 2022 non inizia qui ma, con la decisione della Corte Suprema, oggi Lula è un candidato. Se Lula torna, per voto legale, per voto verificabile, va bene. Anche se sarebbe sufficiente vedere a quale futuro è atteso il Brasile con il tipo di persone che porterebbe alla presidenza".

L'inchiesta per corruzione

Nel 2016, Lula è indagato nella mega inchiesta sulla corruzione e il riciclaggio di denaro che ha fatto trenare l'establishment brasiliano. L'ex presidente viene accusato di aver intrattenuto relazioni illecite con diverse aziende edilizie, offrendo favoritismi politici in cambio della disponibilità di alcune residenze. Luiz Inácio Lula da Silva si è sempre dichiarato innocente, puntando il dito contro quello che aveva definito iun vero e proprio accanimento giudiziario finalizzato a delegittimarlo.
Nel 2017, Lula viene condannato in primo grado dal giudice Sergio Moro a nove anni e mezzo di carcere, restando libero in attesa dell’appello. Successivamente, in secondo grado, la pena viene drasticamente aumentata fino a 12 anni di detenzione.

Nel 2018, il capo dello Stato si consegna spontaneamente alle forze dell’ordine, nonostante le proteste di piazza dei sostenitori del leader politico.
Nel frattempo, Bolsonaro ha vinto le elezioni e il giudice che ha supervisionato la condanna di Da Silva, Sergio Moro, è diventato il suo ministro della giustizia.

Dopo 580 giorni in carcere, Lula viene rilasciato per l’illegittimità costituzionale della sua detenzione e, secondo la Corte, per l'incompetenza del Tribunale federale di Curitiba.

I procuratori avevano chiesto alla Corte Suprema di reintegrare le accuse di corruzione contro Lula dopo che la corte inferiore si era pronunciata contro di loro per motivi giurisdizionali. La decisione lascia aperta la possibilità che la tesi accusatoria venga ripresentata presso altre sedi giurisdizionale: un'operazione rischiosa, anche politicamente, in considerazione del pronunciamento della Corte Suprema.

I primi sondaggi per le elezioni del 2022 vedono Lula, che ha governato il Brasile tra il 2003 e il 2010, impegnato in un testa a testa con Bolsonaro.

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